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Quando la spia nel calcio usa ancora il binocolo

Oggi ci si affida ai droni ma le società hanno iniziato a proteggersi con muri invalicabili eretti nei centri sportivi

Quando la spia nel calcio usa ancora il binocolo

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Una ventina d'anni fa mezzo mondo andò in crisi perché scoprì di essere sorvegliato dal sistema Echelon, un Grande orecchio con cui Stati Uniti, Gran Bretagna ed altri paesi intercettavano le utenze telefoniche più delicate e riservate. Quasi un quarto di secolo dopo, Ivan Juric, tecnico croato del Torino, si è trovato tra i suoi collaboratori il match analyst Michele Orecchio ed ha pensato bene di trasformarlo nel suo Piccolo orecchio, inviandolo a svolgere compiti di intelligence sui campi degli avversari. Peccato che l'incauto 007 granata (nella foto) si sia fatto scoprire nelle vicinanze del recinto di Trigoria alla vigilia di Roma-Toro, come svelato dal sito LaRoma24.it. Intercettato dalla polizia con tanto di strumentazioni utili per intercettare le disposizioni tattiche di Daniele De Rossi, l'inviato di Juric è stato identificato, preso per un orecchio e allontanato immediatamente dal centro sportivo giallorosso.

Storie che ci riportano un po' indietro negli anni, se si considera che ormai anche lo spionaggio sportivo si affida all'alta tecnologia, a partire dai droni, ma sembra che l'osservatore granata sia già stato sorpreso anche ai tempi di Mourinho a nascondersi nei boschi attorno a Trigoria.

Lo spionaggio nel calcio ha una lunga casistica e le squadre hanno iniziato a proteggersi adeguatamente almeno fin dagli anni Novanta, con tanto di muri invalicabili eretti nei centri sportivi, di cui però hanno fatto le spese soprattutto i giornalisti, ormai tenuti separati e lontani dai calciatori e dalle loro attività. Mentre chi ha voluto spiare le mosse degli avversari ha continuato a farlo tranquillamente, come l'osservatore di Mazzarri che controllava l'Inter di Mourinho da un maneggio di fianco ad Appiano Gentile o come la spia genoana mandata a fare trekking, con tanto di binocolo, sul pendio che sovrasta Bogliasco, quartier generale della Sampdoria. Sistemi che hanno addirittura indotto il Borussia Dortmund a comprarsi l'intera collina che si affaccia sul proprio campo di allenamento onde evitare spiacevoli intrusioni. Anche se poi è anche capitato che le vere spie gli allenatori se le trovassero in casa e hanno fatto epoca gli sfoghi e le minacce di Mihajlovic o di Spalletti verso qualche giocatore che avrebbe passato notizie alla stampa.

Storie di spionaggio che comunque devono sempre fare i conti con le capacità interpretative dell'osservatore, per non rischiare di fare la fine di Fabbri che si era affidato al braccio destro Valcareggi, inviato a visionare la Corea e tornato con un ottimistico squadra di ridolini

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