Ci ha provato il Napoli, con il cuore e il sacrificio, in una notte che poteva essere da leggenda ma che comunque resterà storica. Intanto per un San Paolo strapieno come non si vedeva da tempo e poi per un primo tempo nel quale la truppa di Sarri è stata persino superiore ai blasonati avversari. All'improvviso però ci ha pensato el hombre del cabezazo come è stato ribattezzato in Spagna. Sergio Ramos non è solo uno dei difensori centrali più forti ma è anche uno specialista dei colpo di testa. Due decisivi in altrettante edizioni nel Clasico con il Barcellona, altri due nelle finali di Champions con l'Atletico Madrid, la doppietta nella semifinale europea con il Bayern. E ancora le zuccate nella finale del Mondiale per club con il San Lorenzo o in quella di Supercoppa Europea con il Siviglia.
Ieri, dopo che il Napoli aveva tenuto in pugno la gara con una certa autorevolezza, è arrivato l'uno-due del 31enne difensore di Camas che ha tagliato le gambe alla generosa truppa di Sarri. Il gol di Morata sui titoli di coda servirà solo a bissare il risultato dell'andata, punendo forse in maniera esagerata. Di questa doppia sfida con i Blancos resterà il vantaggio ottenuto sia al Bernabeu (con Insigne) che al San Paolo (con Mertens) e la consapevolezza che il gap con il Real resta alto. Ma almeno nel secondo round gli azzurri hanno messo in campo quella cazzimma necessaria per giocare a certi livelli.
Al fischio iniziale di Cakir l'interesse, più che per le scelte tattiche di Sarri, che preferisce il roccioso Allan al giovane pure in forma Rog, è su quale sarà l'atteggiamento delle due squadre: una, il Napoli, con le maniche rimboccate e i gomiti sul tavolo alla caccia paziente di una difficilissima rimonta; l'altra, il Real di Zidane, che forte della sua autostima derivante dal blasone e dalla classe di molti suoi elementi, vuole controllare la gara senza isterismi e affidandosi alle ripartenze. Ne viene fuori una sfida intensa nella quale la truppa di Sarri impensierisce i Blancos con accelerazioni veloci ma rischia molto quando perde palloni a centrocampo. L'argenteria di casa sembra brillare di più. Tatticamente la squadra gioca una gara quasi perfetta, con un pressing feroce degli azzurri sul possesso palla avversario. E quando Hamsik inventa un assist-fotocopia di quello visto a Roma sabato e Mertens infila Navas con un diagonale, il sogno dei 56mila del San Paolo comincia a farsi più vicino. Anche se il palo di Ronaldo cinque minuti più tardi nell'unica vera fiammata di CR7, che resta ancora senza reti in Champions (sei le partite a secco), fa correre un brivido intenso sulle schiene dei tifosi partenopei.
Il Napoli potrebbe subito completare la rimonta se un altro diagonale di Mertens non andasse sul legno a Navas battuto e all'intervallo in molti ancora credono nell'impresa, visto il numero di conclusioni (11) create dagli azzurri. Ma la ripresa mostra invece un'altra faccia della partita: Benzema, seppure in fuorigioco, spara sull'esterno della rete la sua prima conclusione, poi Kroos in sei minuti calcia due angoli che finiscono sulla testa magica di Sergio Ramos (nel secondo caso con la sfortunata deviazione di Mertens).
«Poi c'è lì Sergio Ramos, che fa gol», il refrain più volte ripetuto in stagione da Zidane che riecheggia anche nella notte non più magica del San Paolo. Il Napoli prova quanto meno a non perdere la gara, anche se crea solo un pericolo vero. La truppa di Sarri incassa anche il gol di Morata ma chiude fra gli applausi. La notte rimane comunque di grande festa.
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