Sì, vabbene i ragazzi, ma poi toccherà ai campioni. Sta scritto nelle chiacchiere fumose di Ranieri, ed anche nelle prove del campo. “Don Matteo“ Ranieri tiene tutti a bada con il sorrisino giocherellone e lascia a ciascuno il suo gioco di società preferito. L’ultimo dice: Inter ai giovani. Se qualcuno intenda anche il figlio di Moratti, non è ancora chiaro. Al tempo, forse una bella rinfrescatina giovanile servirebbe pure dietro le quinte: magari qualcuno si inventerà il sistema per vincere scudetti, non perdere mai e comprare campioni a pochi euro. Ma per ora, fuori e dentro il campo, non c’è traccia di genii e Ranieri ha accolto tutti riportando squadra e calendario a un dato di fatto: «Abbiamo 70 giorni per far svoltare la stagione. Forza con le maniche rimboccate, questa non è una corsa da Inter».
La squadra non vince da un mese e mezzo, oggi compie il compleanno numero 104 ed in cinque giorni dovrà reinventarsi da competizione. Martedì passaggio da roulette russa contro il Marsiglia: o la va o si schianta. E stasera a Verona per rileggere in positivo gli ultimi venti minuti giocati contro il Catania. Con tanto di rabbrividente terreno di gioco. «La palla non rimbalza mai, non è proprio un campo di calcio», sentenzia Ranieri, uomo di mondo che conosce l’arte del dire tanto in poco. Per esempio, ti fa sapere: «In questa settimana si è parlato di Cambiasso ed anche di tanti allenatori». Un graffietto a chi di dovere. Eppoi insiste. «Non mi conoscete bene, ma con gli anni imparerete....». Notazione ad uso e consumo di chi l’ha già fatto fuori. Leggi stampa, ma pensa Moratti. E se Trapattoni aveva definito l’Inter una centrifuga. Lui se ne sbarazza (magari pensando agli imbarazzi provati da altri) con l’aplomb di chi ha visto ben di peggio. «Figuriamoci! Vada a Roma per vedere che strapazzate prende». Come dire: ragazzi qui è un gioco.
Ed ecco perchè oggi Ranieri proverà a dare la biada ai famelici criticoni. San Siro ha applaudito all’uscita del vecchio Cambiasso? Qualcuno si è lustrato gli occhi con Obi e Poli? Vabbè ci riprova. L’Inter dei giovani nasce così, ma dove arriverà? Vedete un po’: Faraoni aveva illuso ed ora ha un po’ deluso. Poli è stato a lungo mister X: con i suoi 22 anni, una rigogliosa forza giovanile, ma non si sa quanta resistenza alla lunga distanza, verrà riproposto. Obi bravino, ma come dicono suiveurs dall’occhio lungo: non è da Inter. Al massimo un panchinaro. Nagatomo bravino e limitato. Castaignos è squalificato e chissà quanto vale? Ranocchia è la più grande delusione. Meglio non parlare di Zarate. Pazzini è in crisi da astinenza. Guarin è appena arrivato e si sta curando. Juan è stato aggregato alla Primavera: insomma è qui per imparare. Resta Alvarez, che Ranieri spera di recuperare per il Marsiglia. L’argentino ha fatto storcere nasi di scarsa qualità olfattiva, ma non sarà un caso che, con lui in campo e Sneijder in panchina, l’Inter abbia ottenuto i migliori risultati. Forza fisica, cambio di passo, prepotenza da mezzofondista (d’accordo un po’ lento) hanno proposto un’alternativa al gioco della squadra.
Fatta l’analisi, scritta la sintesi: c’è poco da scegliere. E Ranieri avrà fatto le stesse considerazioni anche in questi giorni in cui Cambiasso ha pianto a San Siro («É venuto a parlarmi lui») e oggi starà in panca a riposare, Zanetti è in dubbio per le stesse ragioni, l’Inter si riaffiderà a Sneijder, giovane vecchio (26 anni) con un futuro dietro le spalle. E ormai agli sgoccioli con il tempo di reazione. «Finchè ci sarò io, avrà tempo.
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