Re Diego vuole una panchina a Napoli

NapoliUn'ora per percorrere un paio di chilometri, dalla suite di un grande albergo del Lungomare sino alla sala «Masaniello» in Corso Umberto Primo, dove ha parlato da Masaniello, contro il fisco, delle sue pendenze con l'agenzia delle entrate ma anche dei suoi progetti, del Napoli e di Leo Messi. Quei due chilometri, chiuso nel suo suv, Diego Maradona li ha percorsi da Re, con la folla acclamante ai lati delle strade. Ragazzi, nostalgici, insomma tifosi di ogni epoca con bandiere e sciarpe. Rispolverati per l'occasione i vessilli dei due scudetti targati Dieguito, sbiaditi e sdruciti. Sembrava non tanto una festa del ringraziamento ma la festa d'inizio di un nuovo corso. Che non c'è. E forse non ci sarà mai più. Maradona, scortato (oltre che dalla polizia) dal suo legale, nella causa contro Equitalia, avvocato Angelo Pisani, vorrebbe un colpo di spugna per cancellare il suo maxi debito con il fisco italiano, 34 milioni di euro, che cresce di giorno in giorno per gli interessi di mora. «Sto pagando senza sapere cosa c'era nel contratto. Ferlaino, Gallo e miei manager firmarono il contratto, ma io non ero nella stanza, ero ad allenarmi. Non ho ammazzato nessuno - ripete due volte -. Sono una vittima, voglio giustizia». Amore per Napoli si, ma anche paura. «Napoli è al centro del mio cuore ma non vivrei più qui». Perché: «Dopo tutti questi anni durante i quali sono stato perseguitato dal Fisco, ho troppa paura che la guardia di finanza piombi nella mia stanza ogni mattina. Quindi no, non vivrei a Napoli». Ora, l'ultima speranza per l'ex campione argentino sembra essere il Presidente Napolitano. «Non posso forzare nessuno a parlare della mia vicenda ma se il Presidente Napolitano sarà disposto ad ascoltarmi gli spiegherò tutto».
Sul volto di Maradona è ritornato il sorriso quando si è passati ad altri argomenti, il ‘suo' Napoli e la rivalità nella storia con Leo Messi, suo erede e connazionale ma, soprattutto di un suo eventuale futuro in azzurro, da allenatore. «Non sto pensando a una carriera a Napoli perché il posto che vorrei è già affidato a Mazzarri che sta facendo un grandissimo lavoro. Io non sono venuto a prendere la panchina di nessuno, sarebbe una mancanza di rispetto a Mazzarri. Io nel calcio ho sempre rispettato i codici etici. Quando Mazzarri va via io...» e ha concluso la frase alzando la mano. E, sul ‘rivale' Messi, Diego ha chiarito. «È un grandissimo giocatore ma io non amo i paragoni con lui, amo quelli con Pelè. E comunque il migliore sono io» ha tagliato corto. «Messi deve far vincere il campionato del mondo all'Argentina, come ho fatto io. Poi ne riparliamo». Sul Napoli di oggi l'ex Pibe ha espresso parole di forte apprezzamento solo per due giocatori: Cavani e Hamsik. «Mi piacerebbe giocare dietro Cavani per mettere palle gol come facevo con Careca». E sul ceco: «Hamsik è un giocatore fantastico che però deve chiudere in gol le giocate che fa. Se riesce a fare questo forse lo prende il Barcellona il prossimo anno». Bella stilettata ai fan azzurri presenti nella sala Masaniello. Maradona si è poi detto convinto che il discorso scudetto non sia chiuso. «Ho visto la partita del Napoli con l'Udinese, è stato un peccato perché gli azzurri potevano vincere. Il Napoli non deve mollare, ai giocatori dico che non devono avere paura di vincere. A 12 giornate dalla fine il campionato è ancora aperto. Ricordiamoci che la Juve dovrà venire a giocare a Napoli».


Uscito dalla sala Masaniello, Diego è stato obbligato a passare per Forcella. Proprio nel popoloso rione, dominato dalla camorra e un tempo dal clan Giuliano, l'immagine dell'argentino cominciò ad appannarsi verso la fine degli anni Ottanta. Quindi, in serata, la ripartenza e arrivederci Napoli.

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