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Ribaltone al derby d'Italia. La Juve internazionale. La via tricolore dell'Inter

Conte pensa a Esposito anche per il campionato Sarri vara il turnover: Cristiano Ronaldo riposa

Ribaltone al derby d'Italia. La Juve internazionale. La via tricolore dell'Inter

Ronaldo resta a casa, oggi magari posterà qualche immagine di lui in palestra mentre la squadra gioca a Lecce. Sarri gli risparmia la seconda partita su 9 (la prima a Brescia, un mese fa), perché guarda avanti e vuole conservarne la salute fino a primavera. L'anno scorso, CR7 giocò sempre, 26 giornate di fila fino alla prima panchina a inizio marzo.

A Lecce oggi farà caldo, in tutti i sensi. «E per noi che da due settimane ci alleniamo in un clima autunnale, non sarà un vantaggio», sottolinea Sarri, che evidentemente non ha perso il gusto di lamentarsi. Dovrebbe tornare Danilo (per Cuadrado), non Douglas Costa («ne avrà ancora per un po'»), di sicuro gioca Bernardeschi. L'ex viola e Bonucci dovrebbero essere gli unici italiani tra gli undici di partenza. Non è una novità, ma fa sempre sensazione, soprattutto ripensando da dove partì proprio la Juventus di Agnelli e Conte nel 2011-12: Lichtsteiner e Vidal e Vucinic e poi solo italiani, per vincere il primo di otto scudetti consecutivi. Il nono, se arriverà, di italiani titolari ne avrà uno solo: Bonucci.

Le cose cambiano. C'è stato un tempo, in cui anche l'Inter aveva un solo italiano in campo: Materazzi. Fuori lui, più di una volta non c'era nessuno. E anche in anni più recenti, il Mancini-bis schierò l'Inter che più internazionale non si poteva, con 11 stranieri in campo (23 aprile 2016: Inter-Udinese 3-1 e 0 italiani titolari in entrambe le squadre, per la prima volta in Serie A). Oggi pomeriggio, un'ora dopo che la Juventus avrà finito a Lecce, Antonio Conte partirà invece con mezza squadra italiana: 5 titolari sicuri (Bastoni, Candreva, Barella, Gagliardini e Biraghi) e magari 6 se alla fine decidesse (improbabile) di far rifiatare anche Lukaku o Martinez. «L'obiettivo è quello avere giocatori forti. Poi certo, l'italiano dà garanzie immediate, perché conosce il nostro modo di lavorare. In Italia siamo più tattici, lavoriamo sui dettagli. Avere un'anima italiana è importante», sottolinea Conte, che in più di un modo tenta di replicare la sua prima Juventus tricolore.

Oggi mancherà De Vrij, che mercoledì ha lanciato in gol Martinez. «Non è stato un caso, non sono solo semplici lanci lunghi. De Vrij deve essere per noi quello che Bonucci è per la Juventus: gli avversari gli lasceranno spazio per ragioni tattiche e lui deve essere bravo ad approfittarne. I tre centrali devono essere i nostri primi costruttori di gioco».

La sfida al Parma va assolutamente vinta perché la Juventus non possa fuggire. Conte oltre a De Vrij non avrà Sensi, D'Ambrosio, Vecino e il lungodegente Sanchez. La coperta non è lunga, ma Conte ha voglia di coccolarsi il baby Esposito, prepotentemente presentatosi all'Europa contro il Dortmund. «Lo sapevamo che era forte e l'età non è un problema: Pogba arrivò a 18 anni e dopo 2 mesi lo feci giocare»: inevitabilmente, i raffronti di Conte sono sempre e solo con il suo passato bianconero. Tutti meno uno: a chi gli ricorda la fresca stoccata di Agnelli («siamo stati in grado di sopperire anche a 6 mesi senza allenatore perché squalificato»), il tecnico risponde: «Noi dobbiamo essere bravi a guardare a noi stessi e non agli altri».

Come a dire: Agnelli dica pure ciò che vuole.

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