Allegri ha promesso: questi errori, di testa e non di tecnica, non dovranno più accadere. Per rinfrescare la memoria sua e dei suoi avvocati difensori basterebbe ritornare alla partita di Champions league contro il Bayern di Monaco, buttata via proprio con analoghi errori, di testa ai quali si aggiunsero le scelte del livornese. Ma Allegri è tornato a Torino con la veste del docente e del dirigente, gli hanno aumentato sensibilmente il salario e ampliato le competenze, la scelta di mandare in panchina Ronaldo è «sua», così quella di lasciare a riposo Chiesa e di investire ancora su Bernardeschi e Ramsey che non hanno mercato in nessun a parte d'Europa.
Ovviamente il problema Ronaldo è il più evidente ma non va trascurato anche il caso del portiere le cui responsabilità non si limitano alla partita di ieri ma si protraggono da un anno intero, comprese le prestazioni del polacco in nazionale. Se Allegri dimostrasse la stessa spavalderia usata con Cristiano e Chiesa dovrebbe dare il posto a Perin e concedere riposo a Szczesny ma difficilmente troverà il coraggio. Il caso Ronaldo comunque esiste ed è gestito male, sia per il campione, sia per la squadra. L'equivoco sta alla base, non è affatto obbligatorio che il portoghese dica pubblicamente «resto» come invece hanno fatto sia Nedved sia Allegri. Così come sarebbe singolare che lo stesso Ronaldo annunciasse «me ne vado».
La questione è più finanziaria che tecnica, perché Ronaldo è un sacrificio pesante per il club i cui conti sono in affanno nonostante il doppio colossale aumento di capitale. Il compito di Maurizio Arrivabene sarà appunto quello di mettere ordine a una situazione che fa tornare alla mente l'Inter di Massimo Moratti, tifoso vero della squadra e della storia nerazzurra ma poi vittima di una serie di investimenti pesantissimi. Ronaldo è un patrimonio unico, la sua importanza sta nei gol, metterlo in panchina alla prima giornata è stato un gesto di arroganza e non di intelligenza.
Al di là dei problemi contabili, la Juventus abbisogna di una disciplina tattica e tecnica che potrà arrivare con il tempo, la squalifica di McKennie (non richiesto ma offerto ai club inglesi) il recupero di Rabiot sono importanti, l'infortunio di Kaio Jorge è un segnale dei carichi di lavoro che sono stati rimarcati dal secondo tempio di Udine, quando Dybala ha esaurito la benzina e si è trovato in difficoltà. Allegri è stato chiamato per ridare un senso alla Juventus ma sappia che non può vivere di rendita sui cinque scudetti consecutivi e sulle due finali di Champions.
La Juventus non vive del passato e non può correre per il futuro, ha bisogno di un presente, chiaro, lucido, senza capricci o frasi di repertorio. Sabato contro l'Empoli si potrà capire che cosa abbia in testa l'allenatore e come il gruppo saprà rispondergli. L'attesa riguarda soltanto due figure Szczesny e Ronaldo. Non è poco. Può essere tutto.
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