È riuscito a conquistare il palato dei canadesi di Vancouver. Non conoscevano la cucina emiliana, l'ha imposta con inviti a pranzo e cena cucinando tortelloni con burro e salvia e sfoderando salami nostrani da leccarsi i baffi. «Ho portato la nostra civiltà italiana a tavola» raccontò in uno dei colloqui telefonici con il vecchio cronista. Figurarsi allora con la nuova Italia: impiegherebbe meno di una settimana per farsi amare e rispettare a Coverciano. Riproponendo quel metodo che fece dire a Paolo Maldini, tanti anni fa: «Ringrazio Ancelotti perché mi ha garantito una qualità della vita eccellente facendomi vincere molti trofei». Ovunque lo portasse il mestiere di allenatore, Carlo ha raccolto amicizie e stima. Quando vinse la famosa decima a Madrid, durante la conferenza-stampa, ci fu l'irruzione di Marcelo e soci per tributargli il merito di quel trionfo inseguito come un'ossessione da Florentino Perez. A Monaco di Baviera il bacio sulla guancia a Ribery, inferocito per un cambio, disarmò il francese e fece capire lo spessore dell'uomo. Un Ct, come dimostrano gli altarini del rapporto tra Ventura e gli azzurri svelati nelle ultime ore, deve dapprima conquistare il cuore dei suoi e poi allenarli. Perché di tempo a disposizione per farlo non c'è molto.
Ancelotti ha dunque metodi famigliari e cerca di costruire un clima famigliare. Perciò sarebbe indispensabile la figura di Paolo Maldini a fargli da apri-pista, a risolvergli i contenziosi politici. Nessun problema per l'assortimento dello staff. Per esempio in quello attuale del club Italia, c'è già un suo vecchio sodale ai tempi dell'Arrigo a Milanello, Chicco Evani. Non è escluso che pensi a qualche altro allievo di grande nome per la figura di assistente: per esempio Andrea Pirlo che ha già annunciato di ritornare presto dagli Usa in Italia per iscriversi al super-corso di Coverciano.
Poi c'è la squadra e nella sua testa non alberga l'idea di una rivoluzione senza senso e senza futuro. Un passo alla volta è sempre stata la sua bussola. Così Bonucci e Chiellini dovrebbero accompagnare per mano Caldara e Romagnoli che sono stati identificati come i loro rispettivi eredi e anche a centrocampo il ripescaggio di Verratti diventerebbe la sua più rischiosa missione. Già perché l'abruzzese, che viene definito da Ibra, non l'ultimo della sala, «il miglior calciatore italiano», è già stato allievo di Carlo a Parigi: su quella pietra fonderebbe la sua Italia interessata prima di tutto a giocare bene, meglio, molto meglio della Nazionale squinternata di Ventura.
Sul sistema di gioco, non c'è neanche da aprire il dibattito. Perché Ancelotti ha utilizzato i più diversi. A Milanello s'inventò il famoso «alberello di Natale» per aggirare il diktat berlusconiano delle due punte più un tre-quartista e vinse lo scudetto 2004 con Shevchenko (o Inzaghi) scortato da Kakà e Rui Costa (o Rivaldo), quest'ultimo decisivo nella conquista della coppa Italia dopo Manchester.
Mai rinunciare al talento è l'altro suo mantra. Che significa naturalmente inserire nello schieramento uno come Lorenzo Insigne. Se il rendimento del napoletano con Sarri è quasi sempre da 8-9 in pagella e con Ventura ct invece non pervenuto, ci sarà anche una spiegazione del fallimento dell'avVentura svedese.
Nessun dubbio circa la scelta del successore di Gigi Buffon, altro suo discepolo ai tempi di Parma. Anzi proprio a causa di un portiere non molto affidabile, l'olandese Van der Saar, alla guida della Juve, Ancelotti perse un paio di scudetti che fecero precipitare il suo credito presso Umberto Agnelli.
Il suo «consigliori» in materia è un collaudato conoscitore della materia: William Vecchi, che è stato allenatore dei portieri fino a qualche anno fa quando poi ha dovuto lasciare per gli acciacchi fisici. Gigio Donnarumma è la ripartenza scontata. Gioventù non ancora bruciata e guerrieri pronti a rialzare la testa. Il mix di Ancelotti è servito.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.