A Rodriguez tappa e maglia ma un solo km di spettacolo

A Rodriguez tappa e maglia ma un solo km di spettacolo

nostro inviato ad Assisi
Ad Assisi il Giro non può che essere così: poverello. Peccato che non lo sia soltanto qui: è ridotto all’essenziale, spoglio di tutte le ricchezze, sin dal primo giorno in Danimarca. La regola è ferrea: anche nel luogo più religioso d’Italia, il Giro col braccino concede pochissimo, facendosi pregare. Il meglio della giornata, strombazzata come insidiosissima e tremendissima, è lo sprint in apnea nella suggestione altissima del centro storico. Un chilometro di battaglia e di spettacolo: niente più. L’esito è scontatissimo come la frutta a fine mercato: scatto finale di Rodriguez, tappa e maglia.
E dire che tutti prevedevano sfracelli sulla rampa di San Damiano, a cinque chilometri dal traguardo. Niente, tutti in fila a controllarsi. A decidere i giochi, incredibile a dirsi, è di fatto Davide Cassani, commentatore Rai, che per l’occasione pilota la gara come al videogioco. La confessione è proprio della nuova maglia rosa Rodriguez: «Il mio diesse Piva mi ha girato il consiglio di Cassani: non attaccare sulla rampa di San Damiano, è ancora lontana. Aspetta il centro storico, lì basta uno scatto e fai bingo».
Siamo a questi punti: decidono le soffiate degli opinionisti. Queste squadre investono milioni di euro e poi non vanno di persona a fare sopralluoghi sui percorsi. Sempre Rodriguez, uno che il Giro vorrebbe vincerlo, riconosce candidamente di non conoscere neppure i salitoni delle ultime tappe: «Il Mortirolo, quello sì. Ma le altre montagne non le ho provate».
Chi ci capisce qualcosa è bravo. Procedono con Cassani come Tom-Tom. Alla viva il parroco. Tanto basta per stare in testa alla classifica, una classifica finora decisa da cronosquadre, scatti finali, abbuoni. A furia di annunciare l’ultima settimana, nelle prime due s’è dormito. Adesso abbiamo già tutti un nuovo appuntamento: Cervinia, sabato. È il primo (vero) arrivo di montagna, anche se non è macellaio. Meglio dirselo subito, a scanso di nuove aspettative farlocche. È lì comunque che l’interruttore dovrebbe accendersi e finalmente dare lo start al giro 2012. È Basso, buono ad Assisi in un arrivo non suo, a fissare l’impegno in agenda: «Finora tappe per gli altri. Sabato tocca anche a me». Restando a lui: che vinca o che perda, non sarà un risultato casuale. Non dipenderà dalle dritte di Cassani. Lui sì ha provato metro per metro questo Giro, anche perché è l’unico obiettivo dell’annata e sa che qui vale un solo risultato utile: la vittoria. Arrivasse secondo a Milano, non sarebbe un buon piazzamento: sarebbe un fallimento. «Lo so, me lo dico da solo: qui sta il difficile dell’avventura».
Gli altri escono dai luoghi del Poverello in ordine sparso: ancora bene il dottor Pozzovivo e Kreuziger, così-così Scarponi (l’arrivo era su misura), male Cunego (idem), scottato Schleck. Ma siamo sempre alle frattaglie. A metà Giro già archiviato, ci sono venti corridori in due minuti. Possono vincerlo ancora tutti.

È un livellamento in basso che eccita tantissimo i minimalisti del palco Rai, nuovi teorici dell’equilibrio e dell’incertezza. Eppure sono gli stessi seppiati dentro che da decenni ci devastano con le nostalgie per la grande rivalità Coppi&Bartali. Amici, notata nessuna differenza?

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