
Quando il professore è un vero maestro del tennis. Un anno fa Roger Federer ha tenuto una lectio magistralis davanti ai neolaureati di Dartmouth. Nel giorno della sua Laurea honoris causa, in questo passaggio ha spiegato l'essenza del campione e di come bisogna reagire da una sconfitta. E così ha svelato esattamente come ha ragionato Sinner nelle scorase settimane tra il ko di Parigi e il trionfo di Wimbledon.
Il talento conta, non starò qui a dirvi che non è così, ma il talento ha una definizione ampia. La maggior parte delle volte non si tratta di avere un dono, ma di avere la forza. Nel tennis, come nella vita, la disciplina è anche un talento, e quindi la pazienza, la fiducia è un talento, l'amore per il processo è un talento. Gestire la tua vita, gestire te stesso, anche questi possono essere talenti. Alcune persone nascono con dei talenti, ma tutti devono lavorarci. Il tennis è brutale. Non c'è modo di aggirare il fatto che ogni torneo finisce allo stesso modo: un giocatore riceve un trofeo, ogni altro giocatore torna su un aereo, guarda fuori dalla finestra e pensa: "Perché diavolo non sono riuscito a mandare dentro quella pallina?".
Ho cercato di non perdere, ma a volte ho perso molto. Una delle batoste più grandi è stata la finale a Wimbledon nel 2008: io contro Nadal. Alcuni pensano che sia la più grande partita di tutti i tempi. Ok, tutto il rispetto per Rafa, ma penso che lo sarebbe stato ancora di più se avessi vinto. Perdere a Wimbledon è stato un grosso problema perché vincere Wimbledon è la cosa più bella. Nel 2008 ho guardato oltre la rete e ho visto un ragazzo che semplicemente mi aveva schiacciato al Roland Garros e a quel punto ho pensato: "Questo ragazzo forse è più affamato di me". Rafa ha vinto Wimbledon, ho perso la mia posizione di numero uno e all'improvviso la gente ha iniziato a dire: "Roger ha fatto una bella corsa, è questo il cambio della guardia?". Ma sapevo cosa dovevo fare: continuare a lavorare e continuare a competere nel tennis.
La perfezione è impossibile. Nelle 1526 partite che ho giocato nella mia carriera ho vinto quasi l'80 per cento di quelle partite. Quale percentuale di punti pensate che abbia vinto in quelle partite? Solo il 54%. Addirittura i top tennisti vincono poco più della metà dei punti che giocano. Quando perdi tutti questi punti, impari a non soffermarti più su ogni singolo punto. Quando è dietro di te, è dietro di te. Questa mentalità è davvero cruciale, perché lasciartelo alle spalle ti libera completamente per impegnarti al punto successivo e quello dopo ancora con intensità, chiarezza e concentrazione
La verità è che in qualunque giocata nella vita a volte perderai un punto, una partita, una stagione, un lavoro. È una montagna russa con molti alti e bassi ed è naturale al punto che arriverai a dubitare di te stesso e dispiacerti. E comunque anche i tuoi avversari avranno gli stessi dubbi su se stessi. Non dimenticarlo mai, ma l'energia negativa è energia sprecata. Devi diventare un maestro nel superare i momenti: questo per me è il segno di un campione. I migliori al mondo sono i migliori non perché vincono ogni punto, ma perché sanno perdere ancora e ancora.
E ho imparato come affrontare questo. Piangi se ne hai bisogno e poi ti sforzi a fare un sorriso. Va avanti, diventa implacabile, lavora di più, lavora in modo più intelligente. Ricordati: lavora in modo più intelligente.