di Tony Damascelli
L a Roma c'è. C'era e ci sarà ancora. Al di là di quello che possono credere e sperare i suoi tifosi e la propaganda fide di certa informazione della capitale. E' una squadra solida che ha perso un solo vero pezzo della propria collezione, Pjanic, portando a casa, tuttavia, i denari necessari per riequilibrare una situazione finanziaria delicata. Luciano Spalletti è uomo di football anche se, spesso, vittima delle ombre dalle quali lui crede di essere seguito. La Roma, oggi, non ha nessun vento contrario, nessuno, per il momento, pone domande sull'impiego e il futuro di Totti, il quale resta un punto garantito, per professionalità e talento.
Totti a parte, per fortuna, la Roma recupera un mattone per la casa di centrocampo, l'olandese Strootman che, insieme con Nainggolan, forma una coppia da pulizia tattica, una sorta di doppio schermo difensivo per il momento indispensabile fino a che Spalletti non avrà le idee chiare sulla terza linea (su Juan Jesus mi avvalgo della facoltà di non scrivere), attendendo il recupero di Rudiger, mentre Manolas e Vermaelen danno massima sostanza.
In verità quasi tutto dipenderà dall'esito del ritorno del preliminare di Champions league con il Porto, da evitare qualunque tipo di beffa, dopo il pareggio dell'andata, quindi, in caso di passaggio, si potrà completare anche il quadro della campagna trasferimenti.
Credo nella Roma purché riesca a oltrepassare, con la testa, i due appuntamenti storici che la esaltano (e drogano il suo popolo), la sfida con la Juventus e il derby. Non ci sono chiese da riportare al centro del villaggio.
C'è altro, molto altro, c'è tutto il resto, prima e dopo, là si decide un campionato, là si comprende se una squadra sia davvero tale. In quelle altre partite la Roma potrà e dovrà ribadire il proprio censo. In caso contrario non sarà sempre colpa degli arbitri ma soltanto di se stessa.
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