Alla Roma ora volano stracci Meglio il Milan, ma non troppo

Garcia incolpa i preparatori e Pallotta s'infuria. L'esonero è in vista Anche Bielsa per il futuro. E in Coppa Italia Miha teme S. Siro contro

Alla Roma ora volano stracci Meglio il Milan, ma non troppo

Franco OrdineDal duello tra pistoleri è uscito malconcio Rudi Garcia. E non solo perché i fischi del suo pubblico hanno bollato l'ennesimo pareggio di una striscia ormai avvilente (un solo successo, sul Genoa, nelle ultime dieci). Appena certificato l'1 a 1 dell'Olimpico è cominciato infatti un pericoloso scaricabarile che può condurre dritti dritti a una spaccatura clamorosa. Il tecnico francese è stato lapidario ai microfoni delle tv: «Anch'io, per la condizione fisica, mi faccio delle domande». Evidente il siluro spedito ai due preparatori, Norman e Lippie, voluti, nell'estate scorsa, dal presidente Pallotta che dagli Usa ha raccolto e rilanciato: «Non è la condizione fisica il problema della Roma, semmai la mancanza di mentalità vincente. Sono disgustato dalla prestazione resa contro il Milan». Con questa guerra intestina in corso, e col pubblico della curva che ha ancora disertato la sud, è impensabile che si possano raggiungere risultati migliori. E infatti il dg Baldissoni ieri è volato negli States. Ufficialmente a parlare di stadio ma è chiaro che già oggi potrebbe arrivare l'esonero del francese. Per il dopo Garcia, oltre a Spalletti si parla di Bielsa. Si vedrà.Dunque, dal duello rusticano di sabato notte è uscito meglio Mihajlovic che ha elogiato i suoi («gli uomini veri possono cadere ma poi sono pronti a rialzarsi e a venir fuori a testa alta come abbiamo fatto noi») e maledetto quegli errori di mira, gli ennesimi, che hanno rallentato la corsa in classifica. Qui allora è il caso di mettere in fila i soliti difetti prima di segnalare i pochi pregi di questo Milan uscito sano e salvo dalla curva a gomito ma non ancora al sicuro perché saranno le prossime due tappe, Carpi in coppa Italia e poi Fiorentina, a decidere in modo definitivo il destino di Mihajlovic. Che ieri ha incassato, a distanza, la solidarietà di Cristian Brocchi, allenatore della primavera, il quale ha definito «voci fastidiose» quelle riguardanti il cambio sulla panchina rossonera, con un suo coinvolgimento diretto.Ecco il difetto più inquietante. I primi 15-20 minuti del Milan, ancora una volta, sono stati da incubo (gol e traversa di Rudiger, due paratone di Donnarumma) e hanno coinvolto anche Romagnoli, un giovanotto di 20 anni cui il tecnico ha dato una sveglia durante l'intervallo. Possibile che da mesi non si riesca a cancellare questo vizietto, tradito altre volte, di cominciare sotto tono, sotto ritmo e poco concentrati le sfide? Al quesito solo il serbo e il suo staff possono fornire una risposta esauriente. A Roma, viaggiando dunque, il Milan ha collezionato l'ennesima prova incoraggiante nella ripresa. È già successo, per un tempo, a Udine, con la Lazio, a Genova in coppa Italia, e a Frosinone. Se tre indizi di solito sono una prova, cinque danno origine a qualcosa più di una prova e forniscono la chiave di lettura giusta per cogliere le caratteristiche migliori del gruppo. Il Milan è a suo agio quando può ripartire negli spazi, quando si ritrova con un rivale in difficoltà, non certo quando deve governare la partita, guadagnarsi gli spazi e il gol che resta uno dei suoi tormenti. Dovendo affrontare i prossimi due appuntamenti decisivi a San Siro, l'interrogativo e lo scetticismo sono d'obbligo anche perché nel frattempo la curva ha, da tempo, deciso di contestare soltanto Galliani e di lasciare sola la squadra facendo evidentemente il tifo per un ribaltone che porti al timone del club lady Barbara.

Avere lo stadio (già mezzo vuoto) contro, sempre e comunque, non è un handicap di poco conto per un gruppo dai clamorosi limiti di personalità. «Dobbiamo essere noi capaci di trasformare i fischi in applausi» la replica di Mihajlovic. Sembra facile per un pistolero.

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