Milano Aggancio alla zona Champions riuscito. Grazie a una rovesciata volante di Alessio Romagnoli, il giovane capitano protagonista suo malgrado dell'autogol e poi nel finale concitato autore di quella gemma strepitosa. Nel giorno del compleanno di Marco Van Basten, salutato dallo schermo con una striscia dei suoi gol memorabili, la prodezza di Romagnoli può essere degna del fuoriclasse olandese. Avviene tutto in capo a un assalto cieco del Milan con respinta del portiere Radu uscito fino al limite dell'area per deviare un cross e successiva rovesciata del difensore arrivato in avanti sul calcio d'angolo precedente. È l'unico gioiello di cui può esser fiero il Milan, protagonista di una sfida non certo esaltante, griffata grazie a due magie, una di Suso, l'altra appunto di Romagnoli, una all'inizio, l'altra alla fine. In mezzo gran confusione e poco calcio di livello. Responsabilità diretta non certo della resistenza del Genoa, semmai dello strampalato schieramento deciso da Gattuso. Alla fine Rino può gioire e magari sentirsi anche un maghetto ma non è così, credeteci sulla parola.
A dire il vero il pasticcio di Gattuso nasce da un altro sgambetto del destino. Tradotto: dall'infortunio muscolare di Biglia (guaio al polpaccio destro, previsioni di recupero intorno al mese) nella rifinitura del mattino che suggerisce al tecnico una sorta di rivoluzione tattica con esclusioni inspiegabili (Abate per esempio) e sistema di gioco inedito, mai provato prima, apparecchiato solo un anno fa, a novembre 2017, appena arrivato sulla panchina di Montella con esiti (Benevento) non esaltanti. Si tratta per capirsi di una sorta di 3-4-1-2 che può piacere a Silvio Berlusconi nella parte finale dell'attacco ma pone interrogativi sulle posizioni di Kessiè, esterno destro e di Calhanoglu, centrale di centrocampo alle prese con le grinfie di Romulo, in coppia con Bakayoko. Avendo messo in castigo (senza spiegazione) Montolivo e non fidandosi né di Bertolacci, ancor meno di Mauri (le rare prove dei due in Europa league non sono state esaltanti), non c'è, agli occhi dello staff rossonero, un sostituto dell'argentino capace di affrontare il Genoa.
Eppure, poiché il calcio non è matematica, l'incipit della sfida sembra dare ragione all'improvvisazione del calabrese grazie al solito Suso che s'inventa una serpentina dopo 4 minuti con sinistro dal limite dell'area che coglie impreparato Radu. Da quel momento tocca al Genoa farsi sotto con un certo piglio senza però trovare il varco giusto. Gli unici brividi provengono da un rinvio maldestro di Donnarumma che procura un boato di protesta dello stadio amico che ha ormai perso stima e fiducia nel giovanotto di giallo vestito. Il primo vero pasticcio milanista è datato inizio della ripresa quando una innocua offensiva del Genoa diventa un rischio per la solita difesa colabrodo rossonera: Bakayoko si appisola in area consentendo a Kouamè di effettuare un tiro reso beffardo dalla deviazione di Romagnoli. Per la decima volta su dieci partite il Milan prende un gol e questa volta nessuno se la può prendere col portiere. La discutibile resa di Laxaal (Abate al suo posto) consente a Gattuso di rimettere le pedine nel tradizionale e più razionale schema trovando qualche sbocco in attacco dove Higuain e Kessiè, in un paio di circostanze, si imbattono in un Radu irresistibile.
Il gioco del Milan è sempre sfilacciato, nessuno riesce a rammendarlo con ago e filo e quando Lazovic apparecchia un isolato contropiede c'è bisogno di una prodezza di Donnarumma per evitare il ko prima della prodezza balistica di Romagnoli.
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