Così ossessionato e metodico da non lasciare nulla al caso. Per la singola partita, per l'intera carriera e anche per quello che verrà. Il 5 febbraio prossimo saranno 35 anni, Cristiano Ronaldo viaggia ancora spedito ad alti livelli, fa tutta la differenza di questo mondo, ma la linea del traguardo è più vicina di quanto possa sembrare. Lo ha detto ieri, svelando i piani di un futuro prossimo a cui sta lavorando da almeno un quinquennio: «Amo ancora il calcio, non è una questione di età, però nessuno sa cosa accadrà tra una o due stagioni. Negli ultimi cinque anni ho iniziato a pensare a quando sarò fuori da questo sport; e so che mi attende il mondo degli affari, dove non tutto potrà dipendere da me». L'ambizione è quella di sempre, l'obiettivo è far diventare CR7 un'industria a tutti gli effetti, che non si eclissi una volta appese le scarpe al chiodo: «Sarà una grande sfida, voglio diventare il numero uno anche in quell'ambito e ce la farò al 100%».
Programmato per fare la differenza in campo e ora congegnato anche per diventare un marchio che vada oltre i 90'. L'ultima grande sfida sarebbero i Mondiali in Qatar a 37 anni, nel 2022, anno in cui tra l'altro è prevista la scadenza dell'attuale contratto con la Juve. Ronaldo ha dunque pianificato tutto da un pezzo e si pone in controtendenza rispetto agli altri grandi campioni, rimasti sulla cresta dell'onda fino a quando è stato possibile o che sono stati assaliti dal pentimento un minuto dopo aver detto addio. Lo straordinario Michael Jordan provò tre volte a mettersi i canestri alle spalle. Nel frattempo si diede al baseball, infilò il secondo leggendario three-peat e si comprò un team tutto suo, i Washington Wizards. È sempre tornato, fino a 40 anni. Gli stessi che quest'anno ha compiuto Valentino Rossi, tutt'altro che intenzionato a darsi una data di scadenza, nonostante la competitività perduta: «Correrò anche nel 2020, ho già un contratto firmato» ha detto qualche mese fa a Brno. Nulla di preventivato nemmeno nel ritiro di Francesco Totti, sulla cui volontà influirono i rapporti con il club e soprattutto con Spalletti.
Un altro big come Michael Schumacher annunciò il ritiro nel 2006, salvo poi tornare tre stagioni dopo e accasarsi alla Mercedes. Cristiano invece è già andato oltre, come Cristoforo Colombo fece a Madeira. Entrambi, grandi conquistatori.
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