Il ruggito della rossa. Tardivo o no, poco importa. Ma la vittoria scaccia-crisi di Interlagos la Ferrari non saliva sul gradino più alto del podio da centocinque giorni, dal Gp di Budapest - sa proprio di liberazione. Mischiata, va detto, a un filo di rammarico.
Di certo non può che essere così. Perché se in quella domenica di fine luglio, insieme al tuo compagno di box, tu Seb ti ritrovi a festeggiare una doppietta tutta rossa e sei in vetta alla classifica a più quattordici su Hamilton, finendo poi per restare all'asciutto nelle successive sette gare e vedere quell'altro sfilarti da sotto gli occhi un titolo che poteva essere tuo, come si fa a non chiamarlo rammarico?
Per fortuna, ora che l'inglese e la Mercedes si sono intascati il Mondiale, è arrivato Interlagos, un tracciato che alla vigilia si sapeva avrebbe agevolato la power unit del Cavallino, ma dove serviva vincere per dare un segnale. E riaccendere quell'interruttore che si è beffardamente spento proprio nel momento chiave della stagione. Un blackout che a Maranello è costato il campionato.
Per fortuna è tornato al successo Vettel, autore di una super partenza che gli ha permesso di bruciare e di scavalcare all'interno il poleman Bottas e di virare in testa dopo la prima curva. D'altronde, Seb smaniava dalla voglia di togliersi qualche sassolino dalle scarpe dopo quella mancanza di lucidità di due settimane fa in Messico che lo ha visto a contatto con Hamilton. Un episodio chiave, quello della partenza, per l'esito di un Gp ricco di colpi di scena e contraddistinto da un'infinità di sorpassi, molti di questi effettuati da Lewis Hamilton, partito dalla pit-lane per il cambio del motore dopo il botto in qualifica e, nelle vesti del leone, in grado di risalire fino ai piedi del podio, dove invece è salito Raikkonen, bravo a stoppare, sul più bello, la rimonta del fresco quattro volte campione del mondo. «Senza l'errore in qualifica - così Lewis - avrei potuto vincere facilmente. Ma sono cose che accadono, si può anche cadere l'importante è come ci si riprende. Oggi con il cuore ho cercato di dimostrare perché sono il campione del mondo».
«Sono partito bene ha dichiarato Seb a caldo - ed è stata una fase cruciale perché dopo la safety car abbiamo spinto e ho dato tutto me stesso per gestire il vantaggio e controllare quelli dietro. Sono state settimane difficili per noi. È bello tornare finalmente sul podio». Lo stesso podio dove la Ferrari, dieci anni fa, ha conquistato il suo ultimo titolo. Nella speranza che per Maranello non fallisca anche nel 2018 la corsa al titolo mondiale.
Ma la festa brasiliana è stata rovinata da un altro agguato poche centinaia al di fuori dell'autodromo di Interlagos.
A 24 ore di distanza dalla rapina a mano armata di venerdì ai danni di alcuni membri della Mercedes, ieri un nuovo episodio ma questa volta coinvolto il personale del team della Sauber. Insomma, non c'è pace per il Gp del Brasile.
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