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«La Roubaix? Corsa bastarda per questo è più bello vincerla»

«La Roubaix? Corsa bastarda per questo è più bello vincerla»

Non sarà a Compiegne, al via della Parigi-Roubaix, ma in campagna, dove Francesco Moser manda avanti la sua azienda agricola con passione e competenza. Lui è il signore del pavé tutto made in Italy come il suo vino, il miglior interprete di sempre della corsa ciclistica più famosa del mondo, ma forse anche la meno ciclistica di tutte.
«È una corsa tutta particolare: spietata e massacrante come poche - ci spiega l'ex "sceriffo" del ciclismo italiano, vincitore di tre Roubaix consecutive, dal '78 all'80 -. La Roubaix bisogna sentirla dentro. È la corsa più corsa di tutte, forse anche la meno ciclistica che ci sia. Esalta la forza ma anche il fato: la buona o la cattiva sorte sono parte integrante di questa gara. Io me ne innamorai subito, alla prima partecipazione. La consideravo e la considero una corsa per gladiatori, per questo il mio favorito è "spartacus" Fabian Cancellara, un atleta nel quale mi rivedo: peccato che sia troppo poco italiano…».
Lo svizzero lucano oggi pomeriggio potrebbe superare il trentino, agganciando a quota quattro due mostri sacri: Roger De Vlaeminck e Tom Boonen. «Se Fabian riuscisse a vincere ne sarei felicissimo: dovrà fare la corsa perfetta, dovrà essere generoso ma anche cinico, proprio come domenica scorsa al Fiandre».
È una corsa monumento e come tale i francesi la considerano. È la corsa della sofferenza, del dolore, della pietra e della polvere, spesso, molto spesso anche del fango, che rende i corridori statue vive. «Non c'è grandezza senza dolore», diceva Sofocle. La "reine" è un romanzo tutto da leggere, con una trama fatta di "boue" e "pavé"; fango e polvere che esalta questa ultima follia del ciclismo. «Folle è folle, perché puoi essere il più forte di tutti ma puoi essere fermato da continue cadute e forature. È una corsa bastarda, ma il fascino sta proprio anche in questo».
Nasce il 19 aprile 1896, la Roubaix. Giorno di Pasqua: per questo i francesi per anni l'hanno chiamata «la Pascale». È sicuramente patrimonio del ciclismo mondiale, ma dal 1992 è protetta dalla Francia come se fosse un vero e proprio monumento. Oggi andrà in scena la 112ª edizione e nei bar e nei bistrot, l'attesa è già alta da una settimana. Ci sarà pioggia e fango, o sole e polvere? E il vento? Una cosa è certa, ci sarà il pavé: 28 settori per un totale di 51 km sui 255 di corsa.
«È come scalare il Mortirolo in orizzontale…», precisa Moser. «Perché non la vinciamo da quattordici anni (Andrea Tafi, 1999, ndr)? Perché il ciclismo è una ruota che gira: oggi siamo poca cosa, ma vedrete che torneremo protagonisti anche a queste latitudini».
Magari con suo figlio Ignazio… «Lui ieri ha corso con la maglia della nazionale il piccolo Fiandre, quello riservato agli under 23. Ignazio deve ancora crescere molto, ma non di altezza visto che è più alto di me. Deve però capire cosa fare da grande e comprendere quale potrà essere la sua strada. Ha forza, penso che possa avere anche un po' di stoffa, ma quello che fa la differenza sono le gambe e la testa».
Nel 1992 la socialista Segolène Royale prese a cuore la corsa facendo classificare i tratti di pavè come monumenti storici al pari di una cattedrale o di un castello. A proteggerli ci sono "les amis de Paris-Roubaix", un gruppo di appassionati fondato da Jean-Claude Vallaeys nel 1983 che oggi conta sostenitori in tutto il mondo. Il suo scopo è quello di proteggere e restaurare i settori di pavé che rendono questa corsa unica. E unica lo è per davvero.
Tv: diretta Raisport 2 dalle 12.

35 e Rai Tre dalle 15.05

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