Ciclismo

"Dalla Roubaix al Giro. Solo la corsa all'altare (per ora) può aspettare"

Il primatista dell'ora: "Voglio la prima maglia rosa. Con Carlotta facciamo le cose seriamente"

"Dalla Roubaix al Giro. Solo la corsa all'altare (per ora) può aspettare"

Il tempo non inGanna, tutt'al più scorre e invecchia, anche se Filippo Ganna è ormai un giovane veterano, dato che ha appena 26 anni, ma possiede già un palmares da sogno. È l'uomo dei record e del record: dell'ora. Un primato ottenuto sul filo dei sessanta chilometri orari (56.792 km/h, ndr) e che il granatiere di Vignone ha regalato all'Italia proprio sul filo di lana, in un finale di stagione per noi avaro di soddisfazioni.

Filippo Ganna è il simbolo dell'Italia che pedala e da solo tiene alto il vessillo di un Paese che negli anni si è impoverito oltremodo, soprattutto nelle corse su strada, nei Grandi Giri e tra gli uomini, perché in pista il ciclismo tricolore vive un autentico Rinascimento e con le donne un assoluto boom. Natale in famiglia, capodanno con gli amici, ma la bicicletta è già lì, pronta ad essere nuovamente inforcata, anche perché la stagione è prossima a partire e lui la terrà a battesimo il 22 gennaio prossimo, in Argentina. «Sono prontissimo, dopo un buon periodo di scarico che mi sono voluto regalare dopo anni di super attività ci dice -. Era tempo che non mi godevo cinque settimane di riposo, ma era necessario farlo, per rimettere a posto testa e fisico».

In vacanza alle Mauritius con i neo sposi Elena Cecchini e Elia Viviani, le hanno fatto venire voglia di sposarsi?

«Per ora no, ma è chiaro che è un progetto importante. Con Carlotta le cose vanno benissimo, ma è ancora presto».

Come è stata la ripresa?

«Non semplicissima, anche perché i miei compagni erano più avanti di me nella preparazione e mi hanno tirato un po' il collo, ma adesso le cose sono migliorate e dopo il brindisi del nuovo anno non vedo l'ora di cominciare. Inizierò in Argentina, poi Europei pista a Grenchen (8-12 febbario, ndr), Algarve e un breve periodo in altura. Poi Tirreno, Sanremo, Gand, ancora altura prima della Roubaix. E poi il Giro d'Italia».

Dopo un titolo olimpico e 8 Mondiali, Sanremo e Roubaix sono gli obiettivi del 2023?

«Ogni anno bisogna trovare nuovi stimoli: queste sono chiaramente due belle suggestioni».

Avrà più Milano-Sanremo o Parigi-Roubaix come obiettivo?

«Più Parigi-Roubaix».

Al Giro troverà il campione del mondo Remco Evenepoel: sfida stellare per la prima rosa a crono.

«Sa quante cose possono cambiare in cinque mesi? Certo, sarà bello e io ce la metterò tutta per dare il massimo. Se poi mi batte, non sarà la fine del mondo. Perdere fa parte del mestiere».

Come ha visto l'anno appena archiviato?

«Stiamo crescendo e in pista siamo ormai punto di riferimento per tutti, vengono a spiarci».

L'operazione agli occhi per non avere più occhiali e lenti a contatto in gara, come va adesso?

«Benissimo. Il mio oculista di fiducia mi ha indirizzato da Claudio Lucchini, di Milano. Diciamo che per me e per lui non è stata una passeggiata, anche perché io non sono molto collaborativo. Appena mi si avvicina qualcosa all'occhio, io perdo la pazienza e sclero. Però è andata tutto alla grandissima, grazie a lui, chiaramente».

Ha metabolizzato la fatica del record dell'ora?

«Sì, certo, anche se non è duro come si pensa. Per me è molto più faticoso affrontare una grande e lunga salita in una Grande Giro. Chiaro, un record dell'ora non è una passeggiata, anche perché la schiena, le gambe, il collo sono messi a dura prova».

E se dovessero migliorarlo?

«Che lo migliorino, io per il momento non ci penso minimamente».

Cosa si attende da questo nuovo anno?

«Vorrei stare bene. Se c'è la salute, c'è tutto. Sembra una banalità, ma sappiamo bene che non è così».

Soffre di incubi?

«Al Tour si. Qualche volta di notte sognavo di essere ancora in una tappa di montagna...».

Su strada sente di dover fare un ulteriore salto di qualità?

«Dovrò lavorare sull'intensità dopo diverse ore, per essere pronto nei momenti chiave. Con Cioni, il mio allenatore, ne abbiamo già parlato».

Tanti dicono: Ganna se vuole diventare davvero un grande del ciclismo, deve lasciare la pista. Cosa ne pensa?

«Io ascolto tutti e lascio parlare tutti, come è giusto che sia, ma alla fine sono io che decido e faccio sintesi».

Thomas sarà al Giro da capitano unico della sua Ineos-Grenadiers.

«La corsa rosa per il nostro team sarà un grande obbiettivo. Geraint Thomas sarà la nostra punta, il nostro punto di riferimento. Sta bene. È motivato ed è anche più magro dell'anno scorso: il Signor G ci crede molto».

Non possiamo chiudere senza toccare l'argomento del momento: la sicurezza sulle strade, anche alla luce della terribile morte di Davide Rebellin.

«È un problema di cui è necessario parlare. Ma va fatto qualcosa, affinché questa strage venga fermata. Ci vuole conoscenza e tolleranza, educazione e senso civico. Adesso, purtroppo, c'è solo odio. Sulla strada servono anzitutto buon senso e rispetto delle regole.

Da parte di tutti».

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