Dalla Russia con timore Guerra fredda nello sport

I mondiali 2018 a rischio, gli incontri Infantino-Mutko Usa dietro la Wada e la Fifa che «trasloca» a New York

Dalla Russia con timore Guerra fredda nello sport

Richard McLaren è un docente universitario dell'Ontario. Dico Canada, dico Stati Uniti di America. Con la sua firma ha messo sotto accusa e fuori dai Giochi di Rio gli atleti russi. Con il suo rapporto ha fatto saltare in aria non soltanto l'Olimpiade brasiliana ma il resto del mondo dello sport, improvvisamente impaurito, se non terrorizzato. La paura di essere scoperto con il sorcio in bocca, con le mani nel vasetto del doping e del sistema politico russo che molto ha fatto e disfatto in questi ultimi anni (ma da sempre, potrei dire). Valery Mutko, ministro dello sport, è il demone, lui ha gestito il malaffare, lui ha messo in atto la droga di stato, lui ha fatto aggiudicare, si fa per dire, nel dicembre del duemila e dieci il mondiale di football del 2018 alla Russia. In quei giorni anche i bookmaker avevano stranamente ribaltato le loro quote, l'Inghilterra sembrava la grande favorita, la famiglia reale, i Windsor, erano scesi in campo per la candidatura, le altre concorrenti, Olanda-Belgio e Spagna-Portogallo partivano battute, la Russia era distaccata dall'Inghilterra. Poi qualcosa cambiò, l'Izvestia annunciò con due giorni di anticipo la vittoria, Sepp Blatter confermò la notizia, estraendo dalla bianca busta il nome del paese vincitore. Per la prima volta nella storia un paese dell'est potrà organizzare il maggiore evento calcistico mondiale. Non si sa esattamente in base a quale criterio venne scelta la Russia, così come, in contemporanea, il Qatar per l'edizione successiva del 2022, si può supporre. Il lavoro diplomatico ha diverse interpretazioni e letture. Sta di fatto che i mondiali di atletica di Sochi, nel 2013, hanno smascherato l'inganno. La corruzione regna sovrana e il Comitato Olimpico Internazionale ha scritto in un comunicato che non organizzerà e patrocinerà nessun evento sportivo in Russia, compresa l'edizione degli europei di atletica del 2019, un anno dopo il mondiale di football. La Wada tiene sotto controllo lo sport russo e non soltanto, dentro c'è anche il calcio e oltre la Wada ci dovrebbe essere la Fifa che respinge qualunque intervento o influenza politica nella gestione del calcio. Così non sembra accadere in Russia se il ministro Mutko può circolare senza ostacoli, se incontra il neopresidente della Fifa, Gianni Infantino.

Ma c'è un aspetto da James Bond, dalla Russia con timore, in questa vicenda. Ormai è chiara la strategia degli Stati Uniti che hanno deciso di mettere le mani nello sport mondiale. Le vicende giudiziarie dei capi della Fifa e dell'Uefa, da Blatter a Platini, gli arresti spettacolari di alcuni dirigenti del calcio mondiali, effettuati all'alba in un hotel di Zurigo, il report di McLaren sono le bandiere piantate in territorio straniero, comunque assai fertile per i progetti americani. Stando alle voci di cortile la sede stessa della Fifa potrebbe traslocare in futuro dalla neutrale Svizzera a New York là dove la statua della libertà difende i valori etici dell'umanità (non è consentito ridere).

Il mondiale in Russia dovrebbe essere anch'esso trasferito in altro Paese ma non accadrà perché Putin ha in mano le sorti del torneo, dell'ex impero e del resto del mappamondo politico. Togliere alla Russia l'evento più importante sarebbe l'inizio di una guerra niente affatto fredda. Non credo che mister Trump o lady Clinton avranno questo coraggio.

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