Per salvare il nuoto arriva l’anti-Pellegrini

Grimaldi bronzo nei 10 km. La federazione ringrazia la specialità più povera Martina l’opposto di Fede: campionessa a fari spenti, tutta acqua e famiglia

Per salvare il nuoto arriva l’anti-Pellegrini

nostro inviato a Londra
Martina ha fede, ma non è Fe­de. Ha la fede dei faticatori ed ha portato a casa la sua medaglietta di bronzo: la prima dello sderenato nuoto italiano, la prima in assoluto nella storia del nuoto di fondo alle Olimpiadi. Martina di cognome fa Grimaldi che ti induce a pensare a quel quarto di nobiltà che sta a Montecarlo. Peccato, o per fortuna
per lei, che invece abiti a Bologna e pensi all’Emilia e al suo terremoto, non ai forzieri del principato e alla sua noblesse. E manda una dedica a quelli che stanno male. Martina è l’altra faccia di Federica Pellegrini: niente tv, luci artificiali e gossip. Niente fidanzati prendere e lascia­re. Dice semplicemente che è sin­gle. «Niente di male,c’è tempo per trovarsene». Ama cose semplici: pizza e gelato, radio Freccia a Bolo­gna, cinema e musica. Vasco Rossi e Ligabue, lady Gaga e gli U2 per ca­ricarsi prima di buttarsi in acqua. Capirete: ogni giorno 16 km, che sia piscina o lago. Gira il mondo per trovare acque potabili. Quest’an­no è passata da Spagna e Sudafrica, non sta mai a casa. «E non contano sabati e domeniche. Se va bene, Martina farà una settimana di va­canza all’anno», racconta Fabio Cuzzani l’allenatore che la segue da 16 anni.

Martina ha la faccia tonda di una bella prosperità, nonostante si sia appena sciroppata dieci chilome­tri a nuoto. Nuoto di fondo, quello che solletica le fantasie quando par­li di pescecani e meduse che s’ap­piccicano e lasciano il segno. Gli inglesi non hanno voluto al­lungare l’aneddotica, hanno preparato un bel laghetto artificiale nel mez­zo di Hyde Park, si chiama “Serpen­tine” per quel percorso sinuoso e un po’ stretto che ha evitato acque agitate. Incontri pericolosi? Al mas­simo pesci rossi o qualche papera. «Anche un po’ di alghe, mi tolgo il costume e vediamo se hanno la­sciato il segno», s’arrampica sugli specchi Martina, che sa bene quan­to piaccia il genere horror. Picchia il sole su Londra, splende la meda­glia al collo di una ragazza che sem­bra fredda, ma forse vorrebbe esse­re più effervescente. Unico spunto di eccentricità le scarpe arancione. Poi parole e musica sulla gara che corona i sogni di questi ragazzi del sottoproletariato sportivo. Nel senso che se li filano in pochi. Nel curriculum ha già un bel gruzzolo di medaglie: argento mondiale l’anno scorso a Shanghai, un oro nel 2010, bronzi e argenti tra euro­pei e mondiali. A settembre compi­rà 24 anni, ma il curriculum è da ve­terana, combattente tra acque fred­de ( «quelle che preferisco»)e le soli­te spintonate d’acqua.

Ieri si è infila­ta in testa e non si è fatta metter die­tro. Temeva l’ungherese Risztov, che poi ha vinto,e l’americana An­derson spuntata nel finale per ag­ganciarsi all’ungherese. Martina è semprerimastaconloro. Leèman­cato lo spunto. «Naturale - dice il suo tecnico - . E’ un diesel, classica fondista, buonissima galleggiabili­tà ». Ieri s’è presa la soddisfazione di metter dietro l’inglese Payne, che l’aveva battuta altre volte. Nel testa a testa finale, la Grimaldi è sta­ta feroce. Inglesi a occhi bassi, fede­razione in crisi: ha mancato cinque medaglie, non avrà sovvenzioni. Vedete un po’ come si fa altrove?. La nostra ha trovato il salvagente in Martina. Il presidente Barelli ieri era lì ansioso, con tutto il gruppo Coni.

In tribuna c’era tifo vero. Un bel gruppo di famiglia: mamma, papà, zii, cugini e amici. Mamma Patrizia ha raccontato di aver pianto dal­l’inizio alla fine. Pino, il papà, si era contenuto. «Ma poi mi è scesa la la­crima ».No,Martina non fa piange­re, al massimo fa sorridere. Ha det­to «Sono strafelice». Sulla mano di­segnato un dieci, il numero di gara. «Come voto mi va bene».

Dice voto e pensa università. Si è un po’ fer­mata, un anno senza esami. «Per una volta ne è valsa la pena». Sorri­de medaglia in mano. Per una volta saranno d’accordo anche i professori.

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