Sarri, sanzione morbida non c'è discriminazione

Oggi la squalifica di 2 turni: secondo il giudice sportivo Tosel il tecnico del Napoli ha solo offeso Mancini. Che non è gay

Marcello Di DioLa rissa (verbale), gli insulti, i veleni e le scuse. Una notte agitata, quella del San Paolo, con Maurizio Sarri e Roberto Mancini protagonisti. Curioso il day after dei due dopo la «tempesta»: il primo ha ricevuto pesanti critiche - giustificabili - per quella reazione rabbiosa condita da un'offesa grave, oltre al Tapiro d'Oro di Striscia la Notizia ribadendo le scuse a Mancini («non sono assolutamente omofobo, ho avuto amici gay»); il secondo ha incassato un ko in tribunale (di Ancona) che ha deciso di concedere alla moglie Federica dalla quale si è separato un maxi assegno di 40mila euro.Oggi sui fatti accaduti a Napoli - condannati sui social e in generale dall'opinione pubblica - si pronuncerà il giudice sportivo Tosel. La squalifica per il tecnico azzurro per gli insulti omofobi («frocio» e «finocchio» gli epiteti rivolti al collega dell'Inter come rivelato dallo stesso Mancini) è certa. Ma potrebbe non essere pesante rispetto a quello che sembrava in un primo momento. Tosel non dovrebbe infatti qualificare l'episodio come un esempio di discriminazione omofoba, ma come una offesa generica, punibile dunque con due giornate di squalifica. Peraltro da scontarsi nella stessa competizione, quindi in coppa Italia (ormai nella prossima stagione, vista l'eliminazione del Napoli).Il ragionamento del giudice sportivo? Come una curva viene chiusa solo quando epiteti razzisti sono rivolti contro giocatori di colore, così essendo l'esternazione di Sarri rivolta a Mancini, notoriamente eterosessuale, l'episodio non viene classificato come razzista, ma soltanto offensivo. In pratica Mancini è notoriamente non gay, dunque l'offesa non era discriminatoria. Non si può quindi applicare la sanzione minima di quattro mesi prevista nell'articolo 11 delle Noif (le norme federali) che punisce i comportamenti discriminatori anche per motivi di sesso.La sentenza «morbida», che sarà però seguita da un supplemento d'indagine della Procura della Federcalcio che ha già sentito Mancini e probabilmente avvierà un'inchiesta che potrebbe portare al deferimento di Palazzi, farà storcere la bocca a molti che chiedevano una squalifica esemplare. Di sicuro non si sentiva il bisogno di altri insulti così gravi nel mondo del pallone dopo l'«Optì Poba» o le «calciatrici che sono handicappate» del presidente Figc Tavecchio o ancora le «quattro lesbiche che giocano al calcio» dell'ex numero uno della Lega Dilettanti Belloli. «Tempo fa ho ricevuto lo stesso tipo di offesa e ho risposto: portami tua moglie e poi lo domandi a lei...», così il presidente dell'Assoallenatori Ulivieri.«Se quelle frasi sono state dette non capisco onestamente la spiegazione e la giustificazione data da Sarri che le cose devono rimanere in campo - l'opinione del presidente del Coni Malagò -. Mi sembra si sia scusato, spero si possano stringere la mano, ma quel tipo di spiegazione non può essere condivisa». «Sono cose che possono accadere sul campo. È sbagliato metterle sui giornali», dice Silvio Berlusconi, in difesa del tecnico del Napoli.A Napoli la città è spaccata in due, l'Arcigay ha addirittura invitato l'allenatore azzurro a prendere parte al corteo per i diritti degli omosessuali di sabato. Anche il portavoce del Gay Center Fabrizio Marrazzo interviene sul tema: «Come napoletano e tifoso del Napoli mi vergogno per le parole di Sarri per cui chiediamo a De Laurentiis e a Tavecchio di incontrarci, ci piacerebbe che il calcio lanciasse una grande campagna contro l'omofobia».

E una mano tesa a Sarri arriva dal sindaco gay di San Giorgio a Cremano Giorgio Zinno: «Frasi da stigmatizzare, ma gli insulti che si scambiano i giocatori non si prendono i titoli dei giornali. Si è scatenata una tempesta in un bicchier d'acqua».

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