Sbarca in Italia il ciclismo con gli occhi a mandorla

Corse che saltano, squadre che chiudono, per il ciclismo il momento è estremamente delicato: e non solo per il problema legato al doping. La crisi economica è globale, anche se ci sono zone del mondo che guardano con maggiore serenità al futuro e soprattutto puntano i loro occhi a mandorla in Italia.
«Se la crisi è globale anche le opportunità sono tali - ci spiega Beppe Saronni, indimenticato campione degli Anni Ottanta, da vent'anni team manager di una delle formazioni di prima fascia più apprezzate (la Lampre) al mondo -. In Italia è estremamente dura andare avanti, anche se noi siamo fortunati, perché abbiamo un'azienda solida, che guarda al mondo ed esporta più del 70% di quello che produce. Ciò non toglie che qui da noi la crisi è più forte che altrove. E così ci siamo detti: crisi globale? Opportunità planetarie». E Saronni la sua America l'ha trovata in Oriente.
Taiwan, Giappone e Hong Kong: sulla Lampre occhi a mandorla per crescere, sognare e aggredire il mercato europeo e mondiale. Cunego e Pozzato, Petacchi e Scarponi e Diego Ulissi, sono diventanti di fatto loro i testimonial di un nuovo mondo in costante crescita. Partner tecnici taiwanesi, giapponesi e di Hong Kong. Un marchio taiwanese di biciclette, la Merida, un vero e proprio colosso delle due ruote che, dopo aver lavorato nell'ombra per anni (è dagli anni Settanta che costruiscono e sviluppano biciclette), facendo biciclette per i più prestigiosi marchi del mondo, ha deciso da quest'anno di uscire allo scoperto e varare una linea di biciclette con il proprio brand.
«E noi siamo felici e orgogliosi di essere stati scelti - ci spiega Saronni -. Ci hanno contattato, ci hanno illustrato la loro tecnologia, ne siamo rimasti entusiasti e ammirati e abbiamo raggiunto in un attimo l'accordo che prevede la fornitura delle biciclette e il loro marchio sulle maglie abbinato a quello storico della Lampre della famiglia Galbusera. Così siamo partiti per questa nuova avventura».
Ed è così che Saronni ha trovato la sua America in Oriente. Ed è così che dietro al marchio Merida, se ne sono accodati immediatamente degli altri (investimento di quasi 6 milioni di euro).
«È andata davvero così. Non appena abbiamo raggiunto l'accordo con la Merida, siamo stati contattati dalla Champion System, azienda di Hong Kong, leader mondiale nel campo dell'abbigliamento tecnico personalizzato. E poi nella nostra famiglia è entrata a far parte con sempre maggior peso anche un marchio prestigioso e importante come quello di Samsung, senza dimenticare i caschi Kabuto, marchio giapponese».


Insomma, da Usmate all'Oriente, dalla lamiera prerivestita (la Lampre) a marchi di qualità con gli occhi a mandorla che arrivano dal nuovo mondo, per guardare il ciclismo in modo nuovo. E per dirla con Saronni: la crisi è globale, ma anche le opportunità.

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