Il futuro è già oggi. Da quando Paquetà debutterà agli ordini di Gattuso, assieme ai nuovi compagni, per poi essere presentato al mondo domani alle 15 a Casa Milan. Con tutto il suo carico di estro, di speranza e tanta, tantissima attesa per il definitivo sbarco in Europa. Direttamente da un'isola, l'Ilha de Paquetà, su cui il Diavolo spera di aver trovato il tesoro e che da Milano sembra un puntino infinitesimale, distante oltre 9 mila chilometri, diventato il nomignolo dell'asso pescato da Leonardo. Ripercorrendo le orme dei vari Kakà, Pato e Thiago Silva è sbarcato ieri mattina a Malpensa.
Di Lucas Tolentino Coelho de Lima, detto appunto Paquetà, se ne parla già da tre mesi, arriva dal piccolo paradiso immerso nella Baia di Guanabara, affacciato sull'immensità di Rio de Janeiro, il cui senso letterale rimanda alla dovizia di conchiglie che costellano quei fondali. Dall'isola di Paquetà a metà dell'Ottocento vide la luce il popolare A Moreninha grazie a Joaquim Manuel de Macedo, uno degli iniziatori del romanzo brasiliano, mentre il fantasista classe 97 il suo viaggio l'ha iniziato vestendo le strisce rossonere orizzontali del Flamengo sin da quando aveva 8 anni. Rispettando la tradizione di un club che i campioni li ha sempre costruiti in casa, da un certo Zico in poi. Andata e ritorno in barca dal centro di allenamento, ogni santo giorno, come ha spiegato in un'intervista rilasciata in Brasile: «Poteva accompagnarci solo mio nonno però mio fratello si allenava alle due del pomeriggio e io cinque ore dopo. Ci mettevamo in viaggio già alle dieci del mattino, rientrando verso mezzanotte. Quanti sacrifici, è stata davvero dura».
Sin dall'approdo alla Gávea, il quartier generale del Mengão rossonero, Paquetà ha messo in mostra un sinistro educato, un'eleganza innata che gli è rimasta nel tempo e con cui si è imposto da dribblatore intangibile, a cui ora sarà chiesto di svestire i panni del trequartista puro per europeizzarsi, diventando una mezzala moderna con altri compiti. Per evolversi, completarsi, compiere il salto di qualità definitivo, che poi è l'interrogativo principale di tutti i talenti che ogni anno sbarcano nel calcio europeo, a volte tutto un altro mondo.
La personalità non manca, è cresciuta con le prime giocate e i primi gol in patria, ma la genesi vera e propria risale a quando aveva quindici anni ed era alto appena 1 metro e 53. Ha superato enormi carichi di lavoro in palestra e soprattutto dosi massicce di integratori alimentari, guadagnando 27 centimetri in poco tempo, fino all'1 e 80 odierno. Grazie alla mamma è considerato comunitario, il suo contratto è un quinquennale da 1,7 milioni a stagione, previa recente disapprovazione da parte dell'Uefa che non gradisce certi affari per un club che deve rispettare i paletti legati al fair play finanziario.
L'esborso totale tocca i 35 milioni, di cui cinque già versati, altri quindici da versare entro questo mese, dieci durante l'estate prossima e altri cinque tra un anno.Nel frattempo il Milan si aspetta di essere ricompensato a suon di gol e buone prestazioni. Che l'isola del tesoro sia quella di Paquetà, con buona pace di Stevenson.
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