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Per scrivere la storia il Napoli a Madrid punta ancora su Diego

In diecimila con Maradona per una sfida attesa da 30 anni. Sarri: «Spero che parli ai giocatori»

Dries Mertens esulta dopo aver realizzato un gol
Dries Mertens esulta dopo aver realizzato un gol

Le parole chiave della storica notte spagnola, ripetute come un mantra da mister Sarri, sono «Divertitevi e divertite». Nessun complesso di inferiorità, dunque, anche se la sfida con il Real - replay di quella di coppa dei Campioni di trent'anni fa (la prima assoluta del Napoli fra le grandi d'Europa, allora si giocò a porte chiuse per le intemperanze degli ultras madrileni) e attesa da mesi alle pendici del Vesuvio - sembrerebbe sulla carta impari: al Bernabeu i Galacticos hanno perso solo una volta negli ultimi cinque anni di Champions; il fatturato del Napoli nel 2016 (142 milioni) è quattro volte e mezzo inferiore a quello dei madridisti (620,1, meglio solo lo United che però disputa l'Europa League); ventuno trofei in bacheca, tra cui undici Coppe delle grandi orecchie (nessuno come i Blancos), contro l'unica Coppa Uefa degli azzurri vinta ai tempi di Maradona.

Già, Diego, diventato ambasciatore Fifa e che presto spera di esserlo anche del suo Napoli. Intanto Aurelio De Laurentiis lo ha invitato al Bernabeu insieme ad altri ospiti vip (il regista Paolo Sorrentino e l'attore Silvio Orlando, napoletani e tifosissimi del Ciuccio). «Spero trovi tempo di dire due parole alla squadra prima della partita, per noi sarebbe benzina», sottolinea Sarri. «Con tutto il rispetto per Maradona, che guardavo sempre quando avevo 14 anni ed è stato uno dei migliori se non il migliore di sempre, temo di più i giocatori che scenderanno in campo...», scherza alla vigilia Zidane. Che rispetta il Napoli al punto che nell'ultimo incontro di Liga con l'Osasuna ha addirittura provato la difesa a cinque per domare i pericolosi esterni azzurri. Ma che si affiderà ancora alla classe di Cristiano Ronaldo, a lungo in dubbio per un problema al polpaccio ma che stasera ci sarà. Fu l'incubo della Roma nella passata stagione, vorrebbe esserlo del Napoli. Anche se il suo score stagionale recita appena due reti in Champions, mai così poche da quando veste la maglia dei Blancos. «Io ne segnavo quattro in una stagione, non sono preoccupato», sottolinea Zidane. Che elogia la scuola italiana («a Torino ho appreso tanto e sono cresciuto come uomo e calciatore») e Sarri («quando guardi il Napoli ti diverti, sta facendo un gran lavoro e in generale il football italiano si sta avvicinando a quello europeo»).

«Dobbiamo avere la faccia più tosta possibile, con la follia di giocare il nostro calcio contro i primi in Liga, i campioni d'Europa e del mondo e con il Pallone d'oro - così il tecnico del Napoli che ha vietato ai suoi il Bernabeu fino alla partita di stasera, quasi per esorcizzare l'avversario -. Una gara praticamente impossibile, ma sono sicuro che i miei tireranno fuori il 100% per vincere. Per noi è un test importante per capire a che livello siamo rispetto ai top club europei. Se farò una foto nello stadio? Non l'ho fatta nemmeno al mio matrimonio...». Sarà un Napoli modello All Blacks: maglia nera in segno di scaramanzia (la truppa di Sarri la indossò a Lisbona nella gara della qualificazione agli ottavi con il Benfica). Spazio al trio meraviglia composto da Callejon, l'ex che non esulterà in caso di gol, il Mertens non più di fatto falso nueve e l'Insigne che cerca la consacrazione internazionale. Un trio che in stagione ha segnato più di quello del Real. Sugli spalti invece, sparsi nei vari settori, almeno 10mila tifosi napoletani. Tutti gli altri se la godranno a casa o sui maxischermi dei vari locali che hanno preparato menu di pizza ad hoc. Il patron De Laurentiis, alla vigilia della «prima» storica della sua era, rilancia l'idea dello «stadio da ventimila posti come teatro».

Ma intanto il vero show vorrebbe vederlo stasera dai suoi.

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