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Scudetto a perdere

Sfida a distanza tra proteste, sprechi e tecnici espulsi. Il Napoli può vincere a quota 82, l’Inter a 81. I nerazzurri non se la prendano con gli arbitri ma con loro stessi

Scudetto a perdere
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Emozioni tante, punti pochi. Solo nel 2010 l'Inter e nel 2011 il Milan hanno vinto lo scudetto con 82 punti, gli stessi che venerdì sera sommerà il Napoli, se batterà il Cagliari. Mai nessuno nella storia dei campionati a 20 squadre e con i 3 punti per vittoria l'ha fatto con 81, quelli che invece avrà l'Inter, se vincerà a Como. Un arrivo in volata, ma con i freni tirati o un'altra mano di ciapa no, che però può costare cara all'Inter, visto che nel calcio vince ancora chi ha più punti e non il contrario. Con la Lazio, l'ennesima occasione buttata: 2-2 facendosi rimontare, come già a Genova alla prima giornata, anche allora per un rigore ingenuo di Yann Bisseck, uno che è costato più punti che milioni, anche se la propaganda non lo dice.

Molte le recriminazioni anche del Napoli, le ultime con Genoa e Parma, per esempio, ma un punto in più dell'Inter, significa che Conte ha almeno un rimpianto in meno di Inzaghi. Batte tutti Gasperini, che ha vinto appena 2 delle ultime 9 partite a Bergamo e si ritrova a soli 5 punti dal primo posto. Davvero in tanti hanno creduto che si giocasse al campionato del ciapa no. L'Inter almeno è in finale di Champions e quello è un traguardo che nessuno le toglie. Una domenica bestiale, che consegna all'ultimo turno di campionato addirittura 5 allenatori squalificati, alla faccia del fair-play. Dagli insulti con minacce di Conte, alle isterie dell'Inter, che ha preso la sempre affollata tangenziale della polemica arbitrale, piuttosto che passare per il centro del problema. Forse che non fosse rigore quello fischiato a Bisseck? Forse che non fosse buono il primo gol di Pedro? Il senso di riparlare, anzi di fare in modo che lo facciano altri, della rimessa laterale di Bologna o di un rigore non dato in una partita vinta 4-0? Col pareggio del Napoli, l'Inter era di nuova padrona di se stessa. Pareggiando a sua volta, si è fatta da parte, altro che infuriarsi con gli arbitri. La via del silenzio per non parlare soprattutto della partita con la Lazio e della doppia rimonta subita, con l'ennesimo letale 2-2 finale, che quasi non lascia un'altra possibilità di appello.

Il quasi sta nel Cagliari dell'interista Giulini, già salvo. Tutto scritto? La logica direbbe di sì, ma la realtà dice che il Napoli ha il fiato più corto dell'Inter, pur avendo giocato 17 partite in meno. Ha sofferto a Lecce, ha subito il pari dal Genoa, ha sprecato il secondo match-ballo a Parma. Sempre giocando un calcio sofferto, che la dialettica di Conte è bravo a trasformare in calcio di sofferenza, in epica del pallone.

Molto farà l'entusiasmo dello stadio Maradona. Venerdì il verdetto, anche se Lega Serie A si è tenuta il margine per uno spareggio al lunedì. Però è chiaro a tutti, anche a chi ha accettato il compromesso del calendario, che sia l'ipotesi meno pronosticabile.

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