Quanto è provinciale imitare Mourinho! Stramax c'è cascato come un pollo. In un impulso di dittatoriale amenità non l'ha fatta passare liscia a nessuno l'altra sera, dopo aver battuto il Torino e recuperato miglior faccia rispetto a una quindicina di giorni prima. «Si sciacqui la bocca chi dice che l'Inter è provinciale». Vabbè che lui è nato a Roma, dunque si sentirà metropolitano, ma vive in un Paese dove il provincialismo è vita, storia, e quasi leggenda.
Suvvia, mister Stramax, un po' di ironia non guasta, soprattutto dopo una bella vittoria. Giocare alla provinciale ci sta nella storia del calcio: abbiamo vinto partite di calcio con un gioco che gli altri stupidamente disprezzavano, abbiamo visto calcio bellissimo con Cagliari e Verona, con Perugia e Vicenza, Chievo e Udinese, squadre della provincia allenate da tecnici della provincia. Trapattoni è stato un maestro, Bagnoli pure, Scopigno anche. La storia del calcio italiano dice che le nostre squadre più si sentono modeste, meno si lasciano prendere da ambizioni di grandeur, più rendono e più vincono. Qualcuno dirà: ma Sacchi? Appunto, è durato poco.
Ieri Moratti ha appoggiato il tecnico ma spiegato al permaloso sosia di Mourinho come si risponde in questi casi. «Direi Inter cinica più che provinciale. È stata un'aggettivazione venuta male. Venuta da chi voleva comunque dire qualcosa di male sull'Inter. Non ho visto una squadra in difesa. L'Inter ha fatto una partita intelligente, anche se c'è bisogno di più velocità». Il presidente, insomma, non l'ha presa così male. E nemmeno si è preoccupato per i nervi tesi di Sneijder. «Credo sia bello che si arrabbi perché significa che vuol giocare». Certo, questa Inter deve ancora metter a punto molte fasi tecniche: centrocampo lento, quattro terzini che non garantiscono una continuità ad alto rendimento, un più redditizio gioco d'attacco. Milito fa il fenomeno ma si dovrà prendere pause.
Moratti ha già visto e vissuto di tutto e di più nella sua storia calcistica. E dunque questa Inter che sta costruendo intorno a un'idea quasi mai ha carezzata in passato (largo ai giovani), per ora merita il beneficio del dubbio, la possibilità di sbagliare in campo e magari nelle polemiche. Piuttosto Moratti si è compiaciuto per i miglioramenti dell'Inter, almeno nella tattica. Contro la Roma c'era stata un po' di confusione, stavolta un sano modo di stare in guardia, badando a non prenderle e prendendo contromisure. Come lo chiameremo? Furbismo? Va meglio.
Ma anche Moratti dovrebbe rivedere il concetto di provinciale, almeno nel pallone: essere provinciale significa essere prudente. La prudenza è arte dei forti. Giocare in difesa, una volta era sinonimo del presentarsi col catenaccio. Disprezzato da tanti..., soprattutto quando perdevano. Rocco ed Helenio Herrera conoscevano bene la differenza dei termini. Oggi, giocare in difesa non è segno di provincialismo pallonaro: rappresenta intelligenza e tattica, capacità e astuzia. Basta saperlo fare. Ti disaggrega dal pecorume post sacchiano. Mourinho lo ha rispolverato senza dirlo a nessuno, Sacchi aveva la difesa più forte degli ultimi 30 anni. Il gioco del catenaccio e contropiede è uno dei più godibili, se ben gestito. L'Inter di Trap vinse uno scudetto nerazzurro rimasto nel segno della qualità e dello spettacolo. Non pensiamo solo alle piccole squadre che si chiudono in difesa.
Il Chelsea ha copiato il nostro football per vincere la Champions. Stramax se ne ricordi. Fare il sosia di Mou significa vincere, non schiamazzare contro le critiche. I progetti riempiono la bocca, i risultati il pedigrèe.
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