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Se ne va Serena regalandoci una lezione di famiglia

Ringrazia i genitori, la sorella e farà la mamma. La normalità dei sentimenti dietro un addio

Se ne va Serena regalandoci una lezione di famiglia

All'inizio era Venus, la predestinata. «E senza Venus non ci sarebbe stata Serena», la dominatrice. E' finita così, con il tributo tra sorelle, nella maniera migliore. Perché se nel tennis la normalità è perdere, lo straordinario è perdere giocando una partita memorabile. Nell'ultimo match della tua vita. A 41 anni.

No, Serena Williams non ci ripenserà, anche se tutti glielo chiedono, anche se lei dice «non credo, ma chissà» giusto per accontentare chi non si vuole arrendere. Il tempo passa. Ventisette anni sono corti e lunghi allo stesso tempo. Ventitrè Slam bastano per dire che Serena forse non è stata la migliore di sempre, ma sicuramente la più assoluta. Figlia dei suoi tempi, spietata, irascibile eppure gentile e ironica, fino all'ultimo. Solo lei poteva rispondere passando dal pianto al riso in conferenza stampa, ribattendo alla domanda di un giornalista («Sei sembrata diventare più leggera tra il secondo e il terzo set») con un «leggera? Devi usare la tua immaginazione. E comunque non sono andata in bagno». Già, leggera: come quando vinse a 18 anni i suoi primi Us Open, con quelle treccine sbarazzine che non facevano presagire tutta questa storia. D'altronde, papà Richard ci aveva già avvisati: «Venus un fenomeno? Non avete ancora visto Serena». Aveva ragione, e forse il ringraziamento di Serena a lui e a mamma Oracene («Tutto è iniziato grazie a loro»), andrebbe finalmente tributato: non si tirano su, nello sport e nella vita, due ragazze così per caso.

E allora finisce così: tutti in piedi. Il fisico ormai chiama, anche la vita. «Non so immaginarmi stare senza tennis, ma sono pronta a essere mamma. Domani? Non dovrò svegliarmi per andare in palestra, e questa è una buona notizia. Ma non so bene cosa farò: magari comincerò con un bel karaoke». Mentre Ajla Tomljanovic, la sua avversaria che ha fatto la storia, dice: «L'ho battuta, eppure mi sento triste».

Vale per tutti noi, il giorno in cui finisce qualcosa di così bello.

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