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Se nonno Meneghin era un fenomeno adesso è normale giocare a questa età

Da Buffon a Rossi e Montano, tutti quelli che non smettono mai

Se nonno Meneghin era un fenomeno adesso è normale giocare a questa età

Dicono che combattere se stessi sia la guerra più difficile, ma vincerla è anche la più bella. Devono pensarla così gli splendidi quarantenni che nel mondo dello sport chiedono ai giovani di guardarli non come monumenti, ma come esempio. Sono tanti e fanno ancora onore ai loro sport. Corrono, schiacciano, saltano, fanno prodigi. Una bella squadra che ha come presidente onorario Dino Meneghin ritiratosi a 44 anni, dopo 12 scudetti, 7 coppe europee, oro europeo, argento olimpico, in campo a Varese con Trieste contro suo figlio Andrea.

Oggi celebriamo la volontà della quarantenne Francesca Piccinini che vuole vincere ancora a Novara dando musica alla sua pallavolo, ma ce ne sono tanti e sappiamo come sia difficile lasciare. Le lacrime di Totti nel giorno dell'addio hanno lasciato un segno, ma c'è chi resiste direbbe Gigi Buffon che a Parigi vuole giocare anche l'anno prossimo quando avrà 42 anni, come il Sorrentino che para per il Chievo e spesso lancia in contropiede il coetaneo Pellissier ultima speranza di salvezza per la squadra veronese.

Non ha intenzione di smettere il tedesco più bravo del basket, il maestro Nowitzki a 42 anni ha deciso che il giovane astro Doncic, 19 anni, aveva bisogno di una balia speciale nel suo esordio NBA a Dallas. Non molla neppure Vince Carter che di anni ne ha 42 e forse ha saputo del record di Meneghin. Non scende dalla moto il fenomeno Valentino Rossi. Salta volentieri con gli sci il 46enne giapponese Noriaki Kasai cercando di far capire al nuovo fenomeno Ryoyu Kobayashi, nuovo imperatore del trampolino, che forse gli servirà più il sacrificio delle auto veloci.

Il segreto degli immortali, adesso che si vive più a lungo, si mangia meglio, ci si allena cercando di scoprire dove sta veramente il cielo dei campioni. Tutti fenomeni che non diranno mai di aver sofferto per le rinunce, perché il carattere li ha aiutati a capire che quello per cui erano nati era divertimento, passione, un bel lavoro. Non sempre pagato allo stesso modo, dirà il quarantaduenne triplista Fabrizio Donato che ancora trova premi dove la nostra atletica soffre, ma bella vita comunque. Ve lo confermerà la dottoressa mandrogna Valeria Straneo che adesso prepara le sue nuove maratone allenata da Baldini, oro di Atene.

La stessa cosa potrebbe dire il portierone del settebello Stefano Tempesti che a 40 anni continua a mettere la faccia dove gli altri non metterebbero un mignolo. Anche Aldo Montano non è diventato ricco con la sua sciabola, ma a 40 anni sogna un'altra Olimpiade, unica vetrina per certi sport, per avere certe attenzioni che negli anni dispari non ci sono quasi mai.

Magari i più giovani guardassero a loro non perché sono famosi, ma perché hanno indicato una strada.

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