Serie B

Signor Leonidas Neto Pereira, lei ha quasi 32 anni e solo adesso nel Varese si è fatto conoscere. Rimpianti?
«Tanti, perché avrei potuto arrivare in serie B prima. Purtroppo sono un extracomunitario, ci ho provato nel 2001 con la Cremonese e nel 2004 con la Triestina dove mi voleva Tesser, ma il regolamento sugli stranieri mi ha impedito di andarci».
Possibile che con tanti brasiliani in Italia, nessuno si sia mai accorto di lei?
«Il mio primo procuratore Roccia non aveva trovato di meglio che piazzarmi in serie D nella friulana Itala San Marco e lì ci sono rimasto 9 anni».
Ha giocato 258 partite, segnato 114 gol, è stato capitano e ha vinto il campionato di D nel 2008 e nessuno s’è mai fatto avanti?
«Meno male che ho vinto quel campionato perché così sono passato in C2 e, diventando professionista, ho potuto cambiare squadra grazie anche al nuovo procuratore, l’ex interista Mauro Milanese».
E finalmente è arrivato il Varese…
«Ci sto davvero bene, bella città, bella gente e anche la mia compagna Serena è soddisfatta. E’ davvero una città a misura d’uomo dove si può vivere in tranquillità senza stress».
Dove vuole arrivare con questo Varese che è reduce da due promozioni consecutive, dalla C2 alla B e ora è sorprendentemente al quarto posto?
«Niente voli pindarici, il primo obiettivo è la salvezza il più presto possibile. Dopo averla raggiunta potremo pensare a qualcosa di più, ma fondamentale è la salvezza. La nostra forza è il gruppo, la voglia di fare e di lavorare anche perché siamo in tanti che non abbiamo mai giocato in serie B e quindi siamo motivati a fare bene e sempre meglio».
Da un paio di settimane lei sta giocando col menisco lesionato, corre e fa anche gol.
«Non è facile, faccio questo sacrificio per la squadra perché questo è un momento delicato del campionato, gioco col Siena e lunedì mi opero. Ma per il Varese, questo ed altro, perché la società ha creduto in me e io voglio ricambiare».
Come giudica questo suo primo campionato in B e quali sono le sue favorite?
«La prima metà è stata positiva, si tratta di continuare così perché la squadra sta facendo bene. E poi c’è Sannino che è un grande allenatore e tutti gli siamo particolarmente legati, siamo i suoi minatori, come lui i chiama. Quanto alle favorite, il Siena è la squadra più forte con un organico da A, poi c’è l’Atalanta e il Novara che non è più una sorpresa. Attenti però anche al Torino».
Il Varese ha altre due forti punte come Ebagua, Cellini. Con chi si trova meglio?
«Non c’è differenza, anche se con Ebagua c’è più intesa perché l’anno scorso abbiamo giocato 6 mesi insieme. Cellini è forte, esperto e in campo si sente».
Nel Varese ci sono altri brasiliani: il portiere Zappino, il difensore Dos Santos e cinque ragazzi in primavera. Quindi non soffre di saudade?
«Quando sono arrivato in Italia, tanto. Adesso, dopo 10 anni, ho fatto l’abitudine anche se ogni tanto un salto in Brasile lo faccio. Ma ora voglio godermi solo Varese e il Varese».


E se le dico serie A, cosa le viene in mente?
«La realizzazione di un sogno, un qualcosa che tutti stiamo sognando ma che non deve diventare un’ossessione perché sappiamo quanto è duro e difficile arrivarci. Mi accontento di sognare, poi si vedrà. Certo che raggiungere l’Olimpo del calcio dopo tanti anni di gavetta, dall’Isonzo a San Siro, sarebbe per me davvero un miracolo».

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