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Serie A, è strage di allenatori. Quando il mister paga per tutti

Ultimo turno di Serie A fatale a Vincenzo Montella e (quasi certamente) Thiago Motta, cacciati da Fiorentina e Genoa. L'italo-brasiliano sarebbe il nono allenatore a saltare in 17 giornate. Ma spesso le colpe non sono tutte del mister

Serie A, è strage di allenatori. Quando il mister paga per tutti

Giocatori vincono, allenatori perdono. Passano gli anni ma la cara, vecchia massima di Vujadin Boskov non passa mai di moda. L'ultima giornata di campionato, la numero 17 (porta male), è costata la panchina a Vincenzo Montella e - manca solo l'ufficialità - Thiago Motta. Parafrasando gli 883, è la dura legge del gol. Se gli altri segnano, e tu fai il mister, il tuo destino è segnato. Anche quando non è colpa tua. Anche quando il materiale tecnico a tua disposizione è a dir poco scadente. Ma il calcio vuole questo. E tu ti adegui.

L'Italia non è un Paese per mister. Storicamente, il nostro è quello dove le teste degli allenatori saltano più spesso. Quest'anno siamo già a quota nove: Sampdoria (Di Francesco-Ranieri), Milan (Giampaolo-Pioli), Genoa (Andreazzoli-Thiago Motta), Udinese (Tudor-Gotti), Brescia (Corini-Grosso), ri-Brescia (Grosso-Corini), Napoli (Ancelotti-Gattuso), Fiorentina (Montella-Iachini), ri-Genoa. Un record assoluto? Forse no.

Ma, negli ultimi anni, certamente sì. Basta fare un confronto con il recente passato. L'anno scorso, di questi tempi, gli esoneri erano stati sette, così come due anni fa. Cinque nella stagione 2016/2017, sei in quella 2015/2016. I numeri non mentono mai. I presidenti mangia-allenatori sono aumentati. O forse sono diventati bulimici. Come il patron del Genoa, Enrico Preziosi. Uno specialista. "Zampariniano" il record dell'anno scorso. Via Ballardini il 9 ottobre e Juric il 6 dicembre. Due allenatori cacciati prima di Natale. Quest'anno prova a fare il bis. Prima Andreazzoli, poi Thiago Motta.

Tutta colpa loro? I tifosi rossoblu, che ce l'hanno a morte con Preziosi, dicono di no. Come loro la pensano molti addetti ai lavori, anche se la caccia al mister è disciplina che appassiona giornalisti e tifosi. Spesso uniti nel crocifiggere il tecnico "incapace e incompetente". Etichetta appiccicata dai milanisti sulla schiena di Giampaolo, esonerato a ottobre dopo avere conquistato 9 punti in 7 partite (1,29 ogni 90 minuti).

Il suo successore Pioli, reduce dal tracollo contro l'Atalanta, ne ha guadagnati 12 in 10 partite: una media-gara di 1,20. Inferiore a Giampaolo e insufficiente per le ambizioni del (povero) Diavolo. Ma più che accettabile per le ambizioni della scalcagnata Sampdoria, passata dai 3 punti in 7 partite con Di Francesco ai 12 in 10 partite di "King" Ranieri.

Praticamente immutata la media del Genoa (0,67 Motta, 0,63 Andreazzoli), mentre sorridono Udinese (0,78 Tudor, 1,38 Gotti) e Brescia (1 Corini, 0 Grosso). E il Napoli? In due partite Gattuso ha una media di 1,5 punti ogni 90', la stessa di Ancelotti.

Infine c'è il caso della Fiorentina, ancora in cerca del sostituto di Montella. Il rendimento del tecnico di Pomigliano D'Arco è stato certamente al di sotto delle aspettative, con appena 6 vittorie in 27 partite nel 2019 tra la scorsa e l'attuale stagione. Ingaggiato dai Della Valle, esonerato dal neo-presidente Commisso. In mezzo, una rivoluzione tecnica e societaria che ha complicato la situazione. Complicando il lavoro di Montella, che ha di sicuro qualche responsabilità. Ma sarebbe sbagliato dargli tutte le colpe.

Purtroppo, però, il calcio va così. E bisogna accettarlo. "Zio" Vuja aveva proprio ragione. Anche quando sosteneva, va detto, che "gli allenatori sono come i cantanti lirici. Sono molti e anche bravi, ma soltanto due o tre possono cantare alla Scala di Milano".

Chapeau.

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