«God bless America, land that I love». La siberiana Maria Sharapova non avrà di certo tradito la madrepatria russa intonando l'inno statunitense, ma poco ci manca. D'altronde l'America è una seconda casa per la Sharapova, e non è un caso se, notizia di un paio di giorni, gli organizzatori del torneo di Flushing Meadows abbiano deciso di offrire una wild card alla 30enne star russa. Maria, dunque, scenderà in campo nel prossimo Us Open. Con la «benedizione» degli sponsor, entusiasti di ritrovare a New York la diva del tennis. «Spero di avere un'altra chance» implorò tempo fa in un misto tra lacrime e rancore. Accontentata.
Dicevamo America, ossia la terra delle seconde possibilità. America che per Maria è più di una seconda casa.
America che l'ha accolta nel '95 quando papà Yuri, su suggerimento di Martina Navratilova, decise di lasciare per la carriera della figlia la fredda Russia con appena 700 dollari in tasca.
America che l'ha vista crescere, sotto la guida del guru Nick Bollettieri, finché si è issata in cima alle classifiche e riuscendo ad entrare nella piccola lista di (dieci) tenniste capaci di completare, in carriera, il Grand Slam. Non solo vittorie e titoli, però. Oltre a questo, c'è una vera macchina da soldi. Tutto fa notizia, nel bene o nel male, con la sensuale Maria. Non solo le copertine dei giornali di gossip (tra le storie d'amore ci sono quelle con l'ex cestista Vujacic e quella più travagliata con il collega Dimitrov), dietro quel sorriso seducente che appare nei magazine o viene sfoggiato nelle passerelle c'è un fenomeno di comunicazione e di marketing. Dietro alle lussuose ville in Florida e in California, tutto molto american style, ci sono operazioni di business (come le caramelle Sugarpova, le borsette Masha o la biografia che uscirà a settembre) da record nello sport femminile, tant'è che si stima un patrimonio di circa 300 milioni di dollari.
America che non l'ha abbandonata quando, nel marzo del 2016, annunciò a sorpresa in una conferenza stampa a Los Angeles di essere risultata positiva, agli Australian Open, al Meldonium, una sostanza che lei ha assunto per dieci anni e che è entrata nella lista proibita dalla Wada solo dal 1° gennaio 2016. L'infinità di sponsor avrebbe potuto strapparle gli assegni. Invece no, le grandi firme (Evian, Head, Nike) hanno preferito aspettare la sua risalita.
Anche se non tutti l'hanno perdonata: il Roland Garros, per esempio, le ha detto no, niente wild card. Gli States, invece, terra delle seconde chance, con un filo di (malcelata) compassione l'hanno invitata a New York dove Maria, in crisi di risultati in questo 2017, non vince dal 2006.
Che possa essere uno Us Open nel segno di Maria? Lo scopriremo a fine agosto, quindi a breve.Us Open dove non ci sarà Serena Williams, ma le defezioni più importanti sono al maschile: assenti Djokovic, Wawrinka, Nishikori, ovvero tre top10. E Murray, Raonic e Cilic sono acciaccati. Via libera per Roger?
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