Show del principe e del comico E Kakà sorprese anche Lady B.

C'è un calcio da attori tragici, e talvolta attor comici che delizia la Spagna e fa infuriare l'Italia. Sì, certo proprio noi che nella sceneggiata siamo (eravamo) maestri e adesso prendiamo lezioni anche in questo. Ci hanno rubato l'idea, avrebbe detto il Petisso Pesaola. Poi, certo, Balotelli è bravo nel pareggiare le parti. Sceneggiata alla portoghese. No, almeno per oggi non stiamo parlando di Mourinho, ma di un filo conduttore imposto dalla lingua: che sia Portogallo doc o Brasile di qualità, sempre attori sono. Ricordate la faccia perduta, l'urlo selvaggio di Cristiano Ronaldo quando Chiellini ha messo il braccio davanti al suo muso? Sembrava gli avesse tolto un occhio, salvo schizzare in piedi appena visto il cartellino rosso dell'arbitro in eterno ricordo al nostro ingenuo e smanacciante difensore. Cristiano attor tragico.
Ieri sera il povero Abate (povero anche tecnicamente) c'è cascato contro Neymar. Tutto il mondo da tempo ha assapora mimiche, farse, bugie calcistiche del brasiliano, il suo frullare per aria e per terra appena qualcuno lo guarda, se non lo tocca. Abate c'è cascato dopo 29 minuti: è bastato un braccio sulla spalla sinistra del fromboliere e quello giù come nemmeno una mela dall'albero. Sprofondo terrestre prima del ditino puntato verso il rigore. Neymar bravissimo certo: attor comico. La differenza è tutta qui: Cristiano Ronaldo ci mette sempre un po' di tragicità, ti fa godere la sua commedia. Neymar, forse ancora ai primi passi sul palcoscenico europeo, si fa scoprire di più, ti inganna ma non ti sconfigge, ti vien da dirgli: su, alzati poche storie. Si, perchè quando ci prova è così comico, ma così comico che qualche volta nemmeno Totò.
Ecco, beati gli spagnoli che se li godono: nel senso calcistico innanzitutto. Poi in quello teatrale. Da noi, invece, siamo al teatro di periferia. Il Milan anziché lucidare coppe, coppette e titoli, lucida solo tutto quanto fa spettacolo fuori dal campo. Per esempio, la stretta di mano fra Adriano Galliani e Barbara B., appena prima dell'inizio, è stato il momento più spettacolare prodotto dal gruppo rossonero fino al gol di Kakà. Ecco, Kakà: siam venuti fin qua per vedere segnare Kakà, avranno cantato anche ieri sera i pochi credenti milanisti. Peccato che proprio la tifosa numero uno, almeno per censo familiare, stava smanettando sul cellulare mentre il Ricardo riapriva il cuore al tifo. Galliani ha seguito il gol (autogol di Piquè, con la faccia d'ordinanza tifosa, Lady B. con un briciolo di sorpresa e disappunto nell'essersi persa il colpo d'autore dell'unico goleador per cui valesse la pena sobbalzare. Deve essere la linea d'ombra negativa che accompagna il Milan di questi tempi.
Come dire c'è parlata portoghese e filosofia portoghese nel teatro calcistico. Ricardino produce spettacolo a modo suo, che è quello del calcio giocato e non del fallo inventato. E quando mai Neymar avrà le stellette di Kakà? Kakà vuol dire spettacolo, antidoto al Milan da mani nei capelli. Anche ieri sera sembrava Rivera quando si girava e metteva palla per l'uomo che correva: Ricardo ci ha provato con Muntari, ma gli deve essere venuto da piangere. Meglio quando ha trovato la compagnia di Balotelli. Ecco, con Balo anche il Milan ha fatto teatro. SuperMario teatrale nel senso positivo del termine, da meritarsi rispetto: non quello del bulletto che stava in panchina con faccia annoiata e magari intonava pensieri da autoincenso: già, se ci fossi io... No, questo era il Balotelli di miglior credibilità. Niente sceneggiate e cadute da svenimento: solo gambe e tiro, voglia di giocare e piacere di provarci parlando lingua comune con Kakà. Quella del pallone. Che poi anche l'attor comico Neymar sia riuscito a dimostrare che l'arte del pallone è cosa sua è altra storia.

E che, invece, Messi abbia dimostrato di essere sempre l'unico regnante, è storia del calcio di questi tempi. Messi attor principe, ovvero il bello del pallone anche se costringe Barbara a tristezza e mani sugli occhi quando scodella il gol più raffinato.

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