La nuova Ferrari è una FIAT perché F14-T letto d'un fiato questo sembra e se i tifosi incrociano le dita sperando sia più veloce, a Torino fanno festa per la pubblicità cadeau. L'ultima nata del Cavallino è però molto altro. È un aspirapolvere, un folletto venduto a domicilio e visto il tanto rosso e il parecchio nero ora è anche un Milan a quattro ruote che di questi tempi mica porta bene visti i risultati. La F14-T svelata ieri via web è tutto e non deve essere il contrario di tutto, perché ci sono umiliazioni mondiali da cancellare e c'è un titolo da andare a prendere e non si deve sbagliare niente. Per cui ben venga l'innocuo quanto inutile festival di somiglianze e similitudini scatenato dalle sue forme soprattutto nella zona anteriore. Ben vengano i riferimenti al muso lungo e piatto e incollato a terra di un formichiere o a quello a papera della Rossa che nel '90 sfiorò il titolo con Prost. Buttandola in simpatia, il frontale dell'ultima nata ricorda persino un personaggio dell'Era Glaciale, lo scoiattolo primordiale Scrat, quello che insegue la nocciola senza mai gustarsela.
Già, la nocciola-mondiale che la Ferrari deve tornare ad afferrare, a trattenere, a gustarsi. Lo dice il buon senso, ma lo dicono anche le parole del presidente Montezemolo. «Abbiamo molto rinnovato, credo ci siano le condizioni per fare bene, siamo stufi di arrivare secondi, siamo gli unici al mondo per i quali, quando arrivano secondi, si parla di fallimento». Lo dice persino la scaramanzia con il nome figlio del sondaggio, quel 14 omaggio a quest'anno ma anche numero fortunato di Fernando che a 14 anni, il 14 di luglio, correndo con il numero 14 vinse il mondiale di go-kart e capì che sarebbe diventato un grande. Scaramanzia pure alla voce Raikkonen, pilota di ritorno, pilota di talento ed esperienza, però anche ultimo pilota a vincere il titolo con la Ferrari.
Dunque, a Maranello hanno curato proprio tutto, anche i dettagli non tecnici, scaramanzia e dintorni appunto, ma molto di più hanno lavorato nelle aree che contano davvero. «C'erano infatti punti deboli che ora non ci sono più» ammette Alonso snocciolando poi i giustificativi per il suo moderato ottimismo: ovvero nuovi tecnici, a cominciare da dt Allison ex Lotus, la galleria del vento finalmente a posto e aggiornata e semmai più avanti degli altri. E poi e soprattutto la F14-T, la FIAT, l'aspirapolvere, la papera, lo scoiattolo progettato sotto la supervisione di Allison dal chief designer Nick Tombazis e dal suo vice Fabio Montecchi. Tutti però seguiti da un grande vecchio, il settantenne Rory Byrne, il papà delle Benetton e delle Ferrari mondiali di Schumi, richiamato dalla pensione per dare un occhio a 'sti ragazzi.
Guardando le poche foto mostrate della F14-T, saltano all'occhio la pulizia delle forme, il telaio più alto rispetto alle concorrenti già svelate, Lotus e McLaren, probabilmente per alloggiare la sospensione pull rod che si sviluppa verso l'alto e per andare a cercare più portata d'aria sotto la scocca. Interessante anche la scelta delle prese d'aria piccole che forse preludono a una power unit (motore più turbina e componenti elettriche, kers, ers, batterie) che ha risolto meglio i problemi di raffreddamenti temuti da tutti. Inoltre pance molto rastremate e l'ala posteriore che ricorda quella con cui Alonso vinse titoli con la Renault.
In attesa che dopodomani a Jerez la pista cominci a svelare le prime verità sulla Rossa dell'Era turbo (a provarla per primo sarà Raikkonen), chiare le parole del team principal Stefano Domenicali: «Mai come quest'anno c'è un'opportunità straordinaria (appunto, l'enorme cambiamento regolamentare del turbo) che va colta... L'errore che pretendo che i miei uomini non facciano, è però quello di cedere alle pressioni, che saranno tante, e di entrare in panico sportivo se, come mi aspetto, soprattutto nelle prime giornate di test, ci saranno difficoltà, così come avranno tutti». Come dire: squadra e tifosi avvertiti.
Prima concentrati sull'affidabilità, poi ci dedicheremo alle prestazioni
L'errore che non voglio vedere è farsi prendere dal panico all'inizio
La rivoluzione turbo? Conterà
di più lo sviluppo aerodinamico
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