Il caso vuole, ma mai fidarsi dei casi voluti dal pallone, che ieri due allenatori allegri per cognome e per dizione abbiano segnato l'orizzonte della prossima stagione. Uno parlando dalla salda tolda londinese del Chelsea, l'altro da una nave da crociera chiamata Fantasia, che forse servirà all'ispirazione. Ma che ispira anche il vento che tira sull'allenatore rossonero, ovvero: finchè la barca va.
Ecco, il complotto del caso si fa avanti. E ci permette di capire la diversità del pallone e di quel che ci propina. Parlano due allenatori discussi e con qualche rivincita da consumare. Ma uno già vincente, l'altro già perdente. Vedete un po'. Mourinho si è ripresentato a Londra nove anni dopo la prima volta. Dice lui: dopo aver vinto tanto. Andava aggiunto: dopo aver perso troppo. Comunque per vincere ancora, senza il dubbio di dover essere convincente. Quello non è previsto dal suo Io. Dovrà vedersela con Abramovich che, in quanto a invadenza e senso del comando, non sta indietro al presidente del Milan. Ma Mou è un inespugnabile Signor no. E ne fa una forza. Era partito da Special One (pur non avendo vinto la Champions), si è trasformato in Normal One a Madrid (ko tre volte nella semifinale di Champions), ora si è autodefinito Happy One, uomo felice.
C'è il tanto per mettere l'invidia a uno che, di cognome, fa Allegri.
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