È come se la Juve avesse sempre bisogno di una lezione negli ultimi tempi. L'Atalanta aveva avvisato che sarebbe servita un'altra Signora in vista del Monaco, il Torino ha detto che non c'è nulla di scontato nel pallone come nella vita. Un messaggio specifico per la semifinale di ritorno contro i francesi. I due gol di vantaggio (a zero) con cui la squadra di Massimiliano Allegri è uscita dal Louis II dovrebbero rendere una formalità la sfida di domani sera. E invece bisogna tenere le antenne dritte anche perché i ragazzi di Jardim non faranno calcoli, andranno all'attacco come impone la loro vocazione a cui si aggiunge lo svantaggio dell'andata. E nel Principato comunque Mbappè e soci hanno dimostrato di poter dare fastidio alla difesa bianconera.
Il derby è una lezione anche se gran parte della Juve che domani si giocherà la finale di Cardiff è rimasta a guardare contro il Toro, salvo entrare a partita in corso per rimettere le cose a posto e strappare un pareggio che ha avvicinato ulteriormente allo scudetto: ora basta un punto nello scontro diretto di domenica in casa della Roma. Certo il secondo pareggio di fila in campionato farebbe pensare a un rallentamento in vista del traguardo, al classico braccino del tennista. Ma se si vanno a leggere le due partite contro Atalanta e Torino, tolto il primo tempo di Bergamo, è una Signora che una volta si è fatta rimontare a un minuto dalla fine regalando un gol che non è solita concedere e l'altra ha rischiato di perdere subendo un solo tiro in porta e sbagliando tante occasioni per frenesia.
La stracittadina ha anche detto che Higuain è imprescindibile per questa squadra. Dopo una primavera complicata, comunque con doppiette pesanti in ordine sparso, ecco il terzo gol in tre giorni: dalla doppietta in Champions alla rasoiata in pieno recupero che ha evitato la beffa della sconfitta. Anche entrando dalla panchina il Pipita è risultato decisivo. Su questo ha puntato Allegri per spiegare l'iniziale esclusione dell'attaccante contro i granata di un giocatore che fino a sabato dalla gara di andata contro l'Atalanta aveva giocato venti partite di fila da titolare. Mentre in Champions aveva saltato solo la trasferta di Siviglia nel girone eliminatorio per un problema muscolare. Sei volte in campionato era partito dalla panchina, solo un'altra volta era stato decisivo alla prima giornata contro la Fiorentina, prima di ripetersi contro il Torino. L'inizio e la fine. Una capacità quasi unica di scegliere il momento in cui lasciare il segno. L'uomo da novanta milioni di euro è arrivato a quota 32 gol, sei in meno del record di 38 stabilito nella passata stagione con il Napoli. Ma il bottino di questa stagione ha un peso specifico che lo rende speciale. L'investimento è stato ampiamente ripagato perché Higuain ha lasciato il segno in partite importanti in campionato dal Napoli alla Roma all'andata, ha indirizzato una semifinale Champions e conquistato la finale di coppa Italia con una doppietta per zittire i fischi e gli insulti dei suoi ex tifosi.
Higuain è il punto fermo insieme a Dybala che dovrebbe aver smaltito il crampo che l'ha costretto a uscire contro il Torino, mentre il Cuadrado evanescente del derby
potrebbe lasciare il posto ancora al Dani Alves straripante di questo finale di stagione. Ma la finale passa soprattutto dall'aver imparato la lezione granata. E finora la Juve è sempre stata una scolara attenta e ricettiva.
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