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Signora, è un attimo passare da Euro Juve a neuro Juve

La squadra preoccupa in campionato e in Champions Non è solo stanca ma svogliata. Higuain pare «intossicato»

Signora, è un attimo passare da Euro Juve a neuro Juve

In attesa dell'euroJuve c'è una neurojuve che preoccupa. Preoccupa come quella del campionato di casa, preoccupa i tifosi bianconeri che erano abituati a mangiare in tavole imbandite e oggi sono in coda davanti al self service. La discussione sulla Juventus sta diventando oziosa, stancante. Facile scaricare tutte le colpe su Allegri, il quale non viene ricordato, a memoria di tifoso, uno degli allenatori depositari del bel gioco, non risulta agli atti né a Cagliari, né con il Milan, né con la stessa Juventus ma esistono, sempre agli atti, gli scudetti, la finale di champions, le coppe nazionali. Di certo la doppia esibizione con i francesi del Lione ha denunciato una crisi di gioco, non di risultati: punti 4 gioco 0. Ma c'è dell'altro. Allegri rispedisce ogni critica alla prossima primavera, la Juventus rinascerà a marzo, per il momento raccoglie quello che sa e che può, primato in serie A e probabile qualificazione in champions.

Marca, il quotidiano sportivo spagnolo, ha utilizzato un titolo che è il riassunto della filosofia di Allegri: «La Juventus paga su racaneria» la Juventus paga la propria avarizia. Un'avarizia atletica, tattica, una continua ricerca, e siamo alla prima settimana di novembre, di nuovi disegni di gioco, la posizione di Pjanic, il doppio centravanti, il sacrificio di un paio di elementi che hanno nella velocità la propria dote migliore (Alex Sandro e Cuadrado), l'intossicazione psicologica di Higuain. Ci sono parole che servono a spiegare più di qualsiasi analisi il momento attraversato dalla Juventus. Sono le parole di Evra, nel dopo partita di champions: «A un certo punto abbiamo perso la fiducia e abbiamo giocato senza personalità». Non mi sembra un dettaglio. Anzi è la chiave di lettura migliore per questa Juventus alla ricerca del gioco perduto.

Ci sono uomini che sono fuori condizione o smarriti nel disordine, Dani Alves è il primo della lista, un brasiliano che forse ritiene di godersi la pensione d'oro a Torino. Sbriga un piccolo football, si limita a qualche giocata da narciso, sembra in prestito e non la persona e il personaggio che dovrebbe garantire quella personalità cui fa accenno Evra.

Poi viene Pjanic. Potrebbe trattarsi di uno scambio di persona, forse è un sosia del principino della Roma, dell'artista dell'ultimo passaggio. Nuota nell'aria, non ha rabbia, non si assume responsabilità che siano tali, Allegri ne cambia la posizione non avendo ancora deciso quella definitiva.

Infine Higuain. Non è tanto l'errore clamoroso che non ha permesso il raddoppio contro il Lione ma tutto quello che dopo quell'errore è accaduto dentro la testa dell'argentino: svogliato, indisponente, sbadato, direi intossicato dal non gioco totale della squadra. Per ultimo, il numero sensibile di infortunati, molti, troppi di origine muscolare.

Per un'ora abbondante, contro il Lione, Allegri si è sbracciato, urlando in livornese e affini, dunque denunciando la partita sbagliata dei suoi, poi, come nel caso di Pjanic, il suo sosia, nel dopopartita, ha detto che nulla di serio è accaduto, che è stufo di sentire che la sua Juventus non gioca bene, che oggi contano i punti e che a marzo si capirà tutto, scudetto e Champions.

Chi ha fede, tra tifosi e dirigenti bianconeri, si faccia coraggio. Per quattro mesi la Juventus sarà questa. Lo dice Allegri e l'almanacco gli ha dato ragione.

Finora.

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