Pirlo, un'altra firma sul destino della Juve

La partita trova la storia nel rosso a Rodriguez e nella punizione vincente del professore. Viola meglio in campo, ma spreca tanto e paga

Pirlo, un'altra firma sul destino della Juve

Firenze - Un'altra dedica con firma alla fortune (intese come destino) della Juve. Andrea Pirlo risfodera la punizione da 105 all'ora che vale una storia e dice all'Europa del pallone che la sua Signora (quella calcistica) non ha rughe e nemmeno soffre di crisi di credibilità quando si parla italiano, calcio italiano per il vero. Ci sono minuti che segnano come un rintocco il corso di un racconto. Così ieri sera, nel mezzo dello stadio fiorentino ribollente e addolcito dal bel giocare della sua squadra, quando Gonzalo Rodriguez ha steso Llorente davanti all'area sua, è corso il brivido e il silenzio di un attimo, il presentimento. L'arbitro Webb, inglese senza scrupoli, ha tirato fuori il giallo della seconda ammonizione e il rosso dell'espulsione per lo stopper, che fino a quel momento era stato autentico muro.
Il povero ragazzo se n'è andato a testa bassa, desolato, gli applausi sportivi di Buffon volevano scaldargli il cuore, ma niente da fare. E, invece, immaginate la spina nel cuore, dopo pochi attimi, quando Pirlo ha posizionato la palla, riassestato il ferro dell'architetto e calciato dritto e infilato il pallone nell'angolo che ha bucato la rete, le speranze della Fiorentina e riassestato la storia di questo ottavo di Europa League. Juve che continua a giocarsi la sua Europa, Fiorentina battuta ma non abbattuta. Poteva essere una festa di popolo, è stata una festa per una sessantina di minuti al di là dei soliti coracci della gente viola contro Agnelli e Pessotto durante il riscaldamento pre partita (a dimostrazione che i pranzi, come quello di ieri con Della Valle, servono poco), applausi all'arbitro che non sono serviti: implacabile quando doveva. Settecento, solo 700, tifosi della Juve in tribuna, un tripudio viola finché la Signora non si è dimostrata il solito carroarmato che tutto schiaccia: in Italia è la sua legge. E Pirlo sottoscrive sempre: quest'anno ha segnato cinque gol e tutti su punizione, almeno tre sono stati pesanti. Oramai l'architetto è da due reti dal record (28) di Mihajlovic. Se record tira record, è l'anno buono. Juve che se la cava come voleva la tradizione dei suoi pareggi casalinghi in Europa. Anzi qualche volta questi giri di luna le hanno portato la finale. Chissà quest'anno!
E stavolta la squadra ha invertito la rotta degli altri scontri con i viola: ha sofferto nei primi venti minuti, recuperato cammin facendo. La Fiorentina, però, ha messo del suo: ha buttato occasioni che si sognerà ogni notte. Primo tempo in cui la Signora ha giocato da squadra che spera di vincere, non proprio che debba vincere. Montella ha incartato tutte le tattiche un po' monotone di Conte: difesa a quattro con Cuadrado insolito occupante della zona destra, ma ovviamente con licenza di sfarfalleggiare in avanti, Aquilani e Vargas (inventato mezzala come già fece Prandelli) impegnati nel contrasto di Pogba e Vidal, Borja Valero a ballare tra la marcatura di Pirlo e il tipico gioco da centrocampista di manovra appostato fra le sue punte. Peccato che nel secondo tempo tutto sia svanito e gli errori hanno preso il sopravvento.
Panchina d'oro o panchina d'argento, sono queste le invenzioni che fanno la differenza. Poi Gomez all'inizio, Cuadrado poco dopo e soprattutto Ilicic nel finale del primo tempo hanno buttato occasioni da gol: il centravanti con una gran azione personale ha chiuso a lato. Invece lo sloveno ha calciato maldestro, e in solitudine, con il piede sbagliato. La Juve ha preso quota più lentamente, ha cominciato a rullare i motori nella ripresa, ha sbagliato gol con Vidal, anche nel finale, ma ci ha preso con il piede d'oro di Pirlo. La Viola avrà sospirato ripensando al Pepito Rossi, che si era presentato al pubblico prima della partita.

Gomez non ci ha preso, Matri lo ha sostituito ma è stato fantasma, la squadra si è sgonfiata, forse sfiancata dal lavoro ai fianchi della Juve. Subito il gol, la Viola ha chiuso la partita. Fatto il gol, la Juve è stata Juve: regina in Italia. Magari con sospirone di sollievo.

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