Il tornaconto meglio del tornaConte. Tirando le somme, la Juve delle strane coppie (Conte e Carrera, Conte e Filippi, Conte e Alessio) è andata meglio della Juve di un uomo solo al comando. Tanto per smentire gli inossidabili cultori di Conte homo sapiens della panchina. Certo, poi c'è Alessio che vi racconta quanto sia bravo, quanto sia previdente e preveggente, quanto nulla sia fatto senza che «Antonio non dica». Strano, perché il culto dell'allenatore non fa parte della storia della Juve. L'Avvocato, per esempio, preferiva privilegiare i campioni, preferibilmente un po' bizzosi, tecnicamente molto dotati. E in realtà questa Juve non ne possiede. Da qui qualche dubbio sul futuro, qualche incertezza nel portare a casa risultati e partite altrimenti da bersi come un caffè.
Domenica, a Palermo, Conte tornerà in panchina: bentornato e benvenuto. Ma i numeri dicono che in 15 giornate la squadra ha ottenuto 35 punti contro i 33 dell'anno scorso: s'intenda dopo 15 giornate, causa sciopero alla prima di campionato. Sempre i numeri segnalano che, quest'anno, le vittorie sono 11 contro 9, i gol segnati 32 contro 27, quelli subiti 10 contro 11 l'anno scorso. E, per la verità, i numeri della Juve dell'anno passato somigliano a quelli del Napoli di quest'anno. Con la differenza che, stavolta, la Juve si giocherà l'accesso agli ottavi di Champions, l'anno passato l'Europa league fu una macchia.
Dunque non è l'allenatore che ti fa vincere le partite, anche se in panca fa il leone, il toro o il provocatore Mourinho style. Semmai la squalifica ha fatto del male a Conte, non certo alla squadra che ha ottenuto punti e successi in quantità superiore. Pur con due sconfitte di troppo in campionato. Qualcuno penserà: questo torneo è inferiore a quello passato. Ogni opinione è plausibile, ma il tifo Juve rischia di trovarsi un amuleto (spesso dicono: adesso vedrete con Conte in panchina...) che potrebbe essere fasullo. Vince la Juve che segna gol e quella che sa non prenderli. Vince la Juve con un portiere che fa la differenza e, magari, non ha in attacco il bomber che ti toglie qualche peso di dosso. Juve ultimamente meno perentoria, e rassicurante, rispetto al passato. Ed ora la Champions rischia di segnare una stagione.
Contro lo Shakhtar sarà mercoledì da leoni in ogni senso. La Juve cercherà un punto contro la squadra più solida del girone. Non basterà la Signora della «cantera», come tanto piace dire. Ma se anche dicessimo «vivaio» non si produrrebbero danni gravi all'esito finale. A Donetsk non ci sarà Marchisio, golden boy del derby e di questa Juve. Lo sarebbe se fosse nato a Catania o a Firenze. A maggior ragione da ragazzo di casa sabauda. Il talento non ha colore e nemmeno casacca. Inutile pensare che De Ceglie e Giovinco bastino a far trionfare la causa. Nelle sfide che contano vince la squadra di quelli che contano: come succede nel Barcellona che i campioni è andato a cercarseli fuori casa. La Juve che tiene in pugno il campionato non garantisce grandezza europea. Ora deve cercarsela ai confini del grande calcio. Senza dimenticare che pure Chiellini ha qualche problema.
«A Donetsk dobbiamo fare la Juve», sintesi stringente di Marchisio, che ha regalato due gol alla gente bianconera per vivere felice. Ma che non devono nascondere i problemi. Il Principino li ha riassunti con realismo: «Non dobbiamo scendere in campo per risparmiarci.
- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
- sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.