Signora di una notte

Llorente e Tevez regalano primato e record di punti nelle tre stagioni di Conte

Signora di una notte

Signora di una notte o nostra Signora del campionato? Attendere prego. Basta poco. La Roma ci farà sapere. Intanto la Juve si riprende il campionato secondo le antiche leggi: ovvero qui comando io e lo faccio con prepotenza e cinismo. Poche occasioni, due reti: segna la nuova coppia del gol bianconero. Llorente e Tevez che ti fanno rivedere un Charles e Sivori nuova formula: testa d'oro l'uno, angelo dalla faccia sporca, e giocata raffinata, l'altro. Finora in campionato fanno dieci reti in due. L'argentino ieri è arrivato al settebello anche nel gesto calcistico, lo spagnolo è piombato in area come un condor, meglio come un bomber vecchio stile che ha il fiuto ed anche il piede buono. Andranno rivisti certi affrettati giudizi, fors'anche quelli di Conte e Tevez che ieri, per sdebitarsi pubblicamente, ha additato ai tifosi l'angiolone biondo che gli aveva appena servito sul piede il pallone da spedire in rete. Llorente, più di Charles, ha la bontà del piede ed una capacità di difendere palla che fa scuola: rivedere appunto la caparbietà in area avversaria prima di servire l'Apache. Domenica da scampanellio allegro per la gente bianconera. Conte che conquista più punti (34 in 13 partite) di quanto mai gli era riuscito negli ultimi due campionati e che non aveva mai vinto a Livorno. Buffon che celebra le 500 partite in serie A senza prendere gol da cinque partite di fila, nonostante stavolta ci fosse una difesa con tante assenze. Per contro la Juve vince cinque partite di seguito e ritrova per una notte la solitaria testa della classifica. Sono tutti segnali di una ritrovata continuità, di un recuperato senso del potere calcistico, anche di una migliorata condizione fisica nonostante assenze e infortuni. Gli altri mollano un po', la Signora accelera. Poi, certo, c'è la Champions che potrebbe rovinare la festa, ma per ora è festa Juve che proprio in Toscana ha trovato il suo Inferno e Paradiso: inferno di Firenze, paradiso di Livorno che poi è un controsenso politico e storico. A Firenze alluvione di gol subiti, qui nemmeno un pericolo, agevolata dall'assenza di Paulinho nel Livorno e dall'inconsistenza di Emeghara e Siligardi. Juve che ha scoperto in Vidal un dignitoso centrale difensivo, quando non ci sono attaccanti che pungono, utile per ricominciare subito l'azione. Con tanto di benedizione di Conte, che ama un piede con il radar in mezzo all'area. Juve monotona nel primo tempo, contrastata con efficacia dal gioco avversario. Poi, ritrovata un po' di velocità e verve nei centrocampisti, ha alzato il livello della partita sua e abbassato quello del Livorno. Il presidente Spinelli si è lamentato per le ingenuità della difesa e la banalità dei contropiedi, ma talvolta è stata la Juve a banalizzare le azioni avversarie con la forza dei centrocampisti: Pogba ha sfiancato gli avversari, Padoin è stato insolitamente vivace e arrembante. Pirlo ha preso il volo lentamente. Il centrocampo è lievitato. La Juve è andata a proporre la prima occasione dopo ben 20 minuti, sarà un caso ma lo squillo è stato di Llorente come il gol che ha sbloccato la partita nella ripresa: Asamoah ha impresso velocità ad una azione centrale, Pogba ha servito il pallone morbido in mezzo area e lo spagnolo è andato a chiudere al volo, di interno destro: roba raffinata e spettacolare.

Il resto ha segnalato gli alti e bassi bianconeri, alcuni tocchi contestabili in area ma non proprio rigori, qualche favorino alla Juve nelle ammonizioni, un quasi autogol di Coda (palla finita sul palo), la superiorità bianconera che forse non c'è stata nei numeri (anche se due gol...) ma piuttosto nell'impressione globale della squadra. Forse non è ancora la Juve degli ultimi anni passati, ma certo è la più credibile: Signora se non ancora padrona del campionato.

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