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Una Signora allo sbando. Errori e colpevoli di una squadra nata male

La dirigenza si nasconde, Allegri capro espiatorio? E ora anche la tegola Szczesny

Una Signora allo sbando. Errori e colpevoli di una squadra nata male

Szczesny fuori, tre settimane. Pogba non si sa. Chiesa anche. Gli altri non stanno benissimo. Danilo ha addirittura detto che il gruppo soffre per il fuso orario della tournée americana, come se avessero viaggiato in terza classe fumatori. La Juventus non è un cantiere aperto, è un ospedale affollato ma soprattutto è alla ricerca di una identità smarrita, forse persa del tutto. Le ultime vicende possono confermare queste incertezze e sollevare nuovi dubbi. L'orso del tiro a segno è Massimiliano Allegri il quale ha responsabilità specifiche, forse è reduce da se stesso, il tecnico vincitore di cinque scudetti consecutivi a Torino, dopo il titolo conquistato con il Milan, l'allenatore che per due volte portò la squadra in finale di champions, uscendo sconfitto da due superpotenze come Barcellona e Real Madrid, non può vivere di rendita come nessuno in un club di livello, forse i due anni di sosta ne hanno condizionato spirito e attenzione. La Juventus non ha gioco, non soltanto per le assenze importanti, non ha gioco e aspetta la soluzione episodica, il colpo di classe di uno dei suoi, preoccupa lo stato mentale, l'assenza di quel carattere cinico che da sempre l'ha contraddistinta. È un squadra costruita male, in questo sono evidenti gli errori e i colpevoli. Esiste una contraddizione politica, Allegri annuncia che la Juventus ha il dovere di vincere il campionato, Arrivabene e Cherubini hanno ricevuto l'input di non spendere, anzi di tagliare, delle due l'una: chi sta dicendo la verità e chi approfitta per scaricare ogni difficoltà sull'allenatore?

Dopo la penosa esibizione contro l'Atletico di Madrid sarebbe stato doveroso un intervento della dirigenza che ha preferito nascondersi, secondo usi e costumi di questa nuova Juventus che pensa al passato, portando i calciatori in pellegrinaggio alla cappella di famiglia, presumendo così di risvegliare chissà quale spirito di appartenenza mentre, qualche giorno dopo, Kean, ritenendo di essere Best o Neymar, si presenta in ritardo al raduno e viene punito nell'amichevole alla Continassa. Il tiro all'Allegri è sport facile e comodo ma nessuno può evitare di ricordare chi l'abbia scelto e chi lo stia gestendo, dunque Andrea Agnelli e con lui Pavel Nedved e ancora Maurizio Arrivabene con Federico Cherubini.

L'equivoco non serve. Non basta collocarsi a bordo campo per seguire gli allenamenti e il riscaldamento pre partita, questa fu la scelta di Giraudo&Moggi con Fabio Capello e, di fianco un giovane Andrea Agnelli. La sola presenza di quei dirigenti era sufficiente per ribadire il significato di Juventus, la sua storia, la sua tradizione. Oggi si va di bilancio pesante e di nostalgie, con investimenti nuovamente onerosi e sbagliati, insieme con colpi di sfortuna, segnale di vento contrario. Allegri ha detto «questi siamo ma contro il Sassuolo sarà altra aria».

Parole che volano nel vento e che non lasciano traccia, nessuno sa di Chiesa, nessuno di Pogba, mentre Landucci, vice allenatore, ha ingenuamente spoilerato ai tifosi: «Prenderemo un centrocampista e un esterno». I dirigenti, come i famigliari, saranno stati informati?

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