Un imitatore di Pirlo fa piccola l'Euro-Juve

Giovinco si dà tanto da fare ma è sempre un puffetto. Ora servono almeno due successi senza perdere mai

Un imitatore di Pirlo fa piccola l'Euro-Juve

Un imitatore di Pirlo ha rischiato di stendere la Juve, l'unico attaccante a caratura internazionale le ha restitutio il soffio di una speranza. Champions sempre più dura, infida, tutt'altra storia con il campionato di casa nostra: ora dovrà vincere almeno due partite senza mai perdere. L'imboscata danese del Nordsjaelland rischia di mandare in fumo il futuro europeo, lo Shakhtar si è mangiato il Chelsea ed è proprio una brutta notizia per la Signora, Vucinic l'ha tenuta in rotta e stavolta benvenuto il pareggio. Juve con la maledizione del pari: ora in Europa sono nove consecutivi che serviranno pure per entrare nel Guinness, ma non depongono sul futuro immediato. Tre pari in questa Champions, primo gol dei danesi cenerentoli in questa coppa. Di tutto e di più per farsi ricordare, ma non nel senso sperato. Juve bruttina, poco concreta, che si è conquistata la partita cammin facendo: il gran finale è stato un scoppiettare di occasioni e di voglie, ma resterà il dubbio che la Champions sia già cosa d'altri.

Chissà, magari è soltanto una tattica, ma quella Juve alla camomilla del primo tempo ha ricordato tanto la parente sua del primo tempo contro il Napoli. Juve diversa, d'accordo, Isla in campo al posto di Lichtsteiner e Caceres, ma ce ne vuole ancora, De Ceglie all'inizio svagato e poco tonico, poi più arrembante, Lucio in difesa al posto di Barzagli e potevano essere brividi. Che poi Quagliarella sia finito in tribuna è stato solo un atto di giustizia per l'inguardabile spezzone di partita giocato con il Napoli e magari, chissà, per quell'intervista nella quale ha ammesso che gli piacerebbe essere allenato da Zeman.

Ieri sera attacco Juve composto da Matri e Giovinco, entrambi ad effetto valium. Il centravanti ha giocato tanto di sponda e poco da centravanti, il piccoletto si è dannato fra frizzi e piroette, si è infilato per vie centrali ma ogni volta è andato a sbattere contro un muro. Certo, i danesi sono solidi fustoni, però qui è la solita storia: bellino ma robino. Che non fa rima con Robinho, anche se poco ci manca.

La Juve se l'è presa un po' comoda, tanto da essere richiamata all'ordine dal tecnico in panca (ah, sì, stavolta era Alessio) che ha raccomandato più cattiveria. Buon consiglio perché i danesi hanno puntato sulla velocità, sul gioco spiccio: lo scuro (ovvero John) da un lato e il chiaro (Laudrup junior) dall'altra hanno provato a creare problemi e qualcosa è successo. La Juve si è mangiata subito un paio di occasioni con Giovinco, i danesi hanno replicato andando a pizzicare Buffon dapprima con qualche tiro da pistola ad acqua, poi John si è infilato centralmente, in pericoloso contropiede tanto da indurre il portierone all'uscita al limite d'area per placarlo, il rimbalzo della palla ha costretto tutti a grattar di crapa: palla sul petto e magari ad accarezzare un braccio troppo largo. Nulla per l'arbitro.

La Juve ha tirato un sospirone e provato a recuperare palloni e gioco. Solito Pirlo pronto a dispensare assist, ma poi Giovinco ha sprecato un'altra occasione. Solito Buffon nell'opporsi all'affondo del John danese. Juve che ha caricato più tiri e tenuto meno sul piano del controllo di palla. Partita noiosa con qualche guizzo, salvo cambiare faccia nella ripresa. Sulla carta i danesi erano più deboli, sul campo la squadra di Conte si è rovinata un po' di credibilità. E quando Buffon si è fatto pescare, dopo 5 minuti, dalla perfetta punizione di Beckmann, che sembrava copiata a Pirlo, la notte si è fatta più fredda. Dura, molto dura. La Juve ha provato a metterci un po' di frenesia e un ritmo più convinto: prima Giovinco, poi Pirlo hanno scoperto la bontà di Hansen il portiere dei danesi. Vidal e Isla hanno cercato di metter firma finchè un cross dell'ultimo arrivato bianconero ha pescato il destro killer di Vucinic.

E forse non a caso la Juve ha preso più consistenza con l'ingresso del montenegrino e di Bendtner: sostituzioni anche un po' tardive di Alessio, ma che hanno dato peso al gioco d'attacco.

Ci poteva stare anche un gol in più. Ma è il problema di sempre: Juve tosta e mai doma, squadra affidabile anche nei momenti difficili ma con l'handicap là davanti. E così si rischia di farsi chiudere le porte in faccia.

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