Calcio

Le solite sviste da Var. Ma Inzaghi alla Mou non nasconde gli errori

Il tecnico attacca per distrarre. Sul caso Rabiot il designatore Rocchi difende arbitro e varista

Le solite sviste da Var. Ma Inzaghi alla Mou non nasconde gli errori

Per una volta, Simone Inzaghi ha giocato da Mourinho. Non in campo, ma dopo. E con l'intervento in tackle che ha rilanciato la polemica sul gol segnato da Kostic, fagocitando il resto dei commenti, è riuscito ad alzare un bel po' polverone sulla nona sconfitta dell'Inter in campionato: 9 in 27 giornate, cioè 1 ogni 3 partite. E la cosa più incredibile, che fotografa la mediocrità del campionato, è che l'Inter sia ancora al terzo posto in classifica, in piena corsa per conquistare un posto nella prossima Champions League. Bagarre che è certamente avvincente, ma che testimonia l'indiscutibile appiattimento generale verso il basso.

Diciamolo ancora: l'impressione è che Polpo Rabiot, persino più di Vlahovic, tocchi il pallone col braccio. Se l'impressione che è nostra, fosse stata anche dell'arbitro Chiffi, il Var non avrebbe potuto togliere il gol, esattamente come non è potuto intervenire, nel momento in cui è mancata l'immagine chiave, che va oltre ogni ragionevole dubbio. Ci sono 3 momenti sospetti in un'unica azione, ma non essendo un giallo non fanno una prova. Ed è lì che il reiterato intervento di Inzaghi a partita finita è sembrato persino sguaiato nei modi, questione del rispetto compresa.

Chiffi ha arbitrato male, ma il designatore Rocchi ha assolto sia lui sia il Var Mazzoleni per quanto deciso nell'azione contestata. La Var non è macchina perfetta e altre volte aveva scavato dubbi più che lasciare verità. Un anno fa, Juventus-Inter, il contatto fra Bastoni e Zakaria era parso più dentro che fuori dall'area, però anche lì mancava l'immagine indiscutibile e restò valida l'impressione dell'arbitro in campo (Irrati). Per dire, sembrava molto più netto il braccio di Rabiot contro la Samp, eppure la replica di Stankovic è stata molto più apprezzabile di quella di Inzaghi.

In questo modo, però, il tecnico dell'Inter non ha dovuto spiegare perché con la difesa già sottosopra per gl'infortuni, ha deciso di modificare anche il centrocampo, consegnandolo di fatto ad Allegri, e perché dopo aver lasciato Lukaku in panchina a Oporto, in una partita da giocare in contropiede, ha pensato di riproporlo titolare contro la Juventus, che si sapeva forte soprattutto a difendersi e ripartire. La classe di Dzeko sarebbe stata più utile della potenza di Big Rom. Conte si infuriò quando gli chiesero del piano B. Ma il piano B di Inzaghi qual è?

È vero che Inzaghi ci ha messo la faccia, ma nessun dirigente lo ha accompagnato nella polemica: un silenzio che fa rumore. È la volontà di non soffiare ulteriormente sul fuoco o una diplomatica presa di distanza dalle parole del tecnico? Di certo, complice la sosta e i giorni di riposo concessi ai non nazionali, ad Appiano non è andato in scena l'ormai tradizionale summit post sconfitta: Inzaghi da una parte, i dirigenti dall'altra parte del tavolo, a interrogarsi su presente e futuro.

Il quadro resta lo stesso: al di là del contratto, servono i risultati perché non sia solo un pezzo di carta (per quanto valga qualche milione di euro).

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