«Sono pronto se vuole». Detto da John McEnroe fa un certo effetto, soprattutto se l'oggetto del desiderio è un italiano, e se questo italiano è Jannik Sinner. Mac lo dice a quattro venti in Tv, confermando alcune indiscrezioni arrivate dopo le parole misteriose della nostra stella del tennis nella conferenza stampa post primo turno: «Nei prossimi mesi aggiungeremo una persona nel team, un supercoach. Ma non vi dico chi è». Ecco (forse) la soluzione, annunciata dallo stesso grande ex a The Cube, su Eurosport: «Sono assolutamente disponibile ad allenare part time Sinner per aiutarlo a diventare un grande giocatore. Cosa che, indipendentemente dal fatto che lo faccia io, sono sicuro che avverrà. Ho detto in passato a Riccardo Piatti che se aveva bisogno del mio aiuto sarei stato felice di darlo: Jannik è una vera spugna». Bum.
Insomma: se fosse servito un altro tassello per spiegare il momento del nostro tennis, ecco la prova. Uno dei più grandi miti di questo sport, pronto a dare una mano per la definitiva scalata del talento altoatesino alla cima del mondo. E non sarebbe una novità, d'altronde, la partnership McEnroe-Piatti: i due lavorarono insieme per crescere Milos Raonic e proprio un paio d'anni fa il tecnico scrisse un messaggio all'amico americano. Diventato profetico: «Tra un annetto ti chiederò una mano». Gli anni sono diventati due, ma il momento forse è arrivato.
La domanda ora è che cosa può dare McEnroe (che parla di part time perché non ha nessuna intenzione di mollare il suo ricco lavoro di opinionista Tv) a uno come Sinner. E la risposta è semplice: un po' di fantasia. Che nel tennis si traduce in variazioni di gioco quando serve, spensieratezza nei momenti importanti, e soprattutto una maggiore attitudine al gioco a rete. Particolari nei quali Jannik deve fare ancora un ultimo gradino per diventare davvero quasi ingiocabile. La disponibilità di John - il ragazzo che spaccava le racchette e litigava con arbitri e righe del campo, facendo innamorare una generazione per la sua arte sconfinata - è ora da mettere in pratica: si offrì, per dire, anche a Nick Kyrgyos, ma poi non se ne fece nulla.
Qui la cosa pare molto più seria, intanto però c'è da giocare il terzo turno a Melbourne, stamattina non prima delle 7, contro Taro Daniel. Il Sinner visto fin qui può andare lontano, così come può fare Matteo Berrettini, sopravvissuto al match vinto al tie-break del quinto set contro l'altro baby prodigio Alcaraz («alla sua età io non avevo neanche un punto Atp») e pure a una storta alla caviglia: «Che devo dire: me ne succede sempre una. È il mio corpo, questo».
Negli ottavi ci sarà Carreño Busta, e il tabellone senza più Djokovic fa sognare: «Ho giocato una delle partite migliori della mia vita, mi sento in grande fiducia». Ovviamente poi bisogna stare attenti: nel tennis tutto può sempre succedere. Per dire: anche che uno come John McEnroe finisca davvero per allenare Sinner.
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