«Spassiba» Isi nel regno dell'oro

«Spassiba» Isi nel regno dell'oro

Urla «Spassiba!» davanti alle televisioni di tutto il mondo, le mani ancora nere di pece, gli occhi che sono tornati a brillare, si aggrappa ad un microfono e parla al suo pubblico, che stavolta è proprio quello della terra patria. Frenetica, felice, arrembante nei sentimenti e nella passione: così Yelena Isinbayeva è tornata a dire arrivederci. Ma a modo suo: un altro oro mondiale (il terzo) per la sua storia d'atleta, la voglia di lasciar un centimetro in più nel libro dei record, riprendersi lo scettro di zarina del salto con l'asta e, in parte, di un protagonismo da primedonne mancato all'atletica da quando lei si è fatta un po' più in là.
Tutto molto bello, come fosse scritto in una sceneggiatura. Isinbayeva è una cittadina del mondo, partita da Volgograd, arricchita e cresciuta tra Montecarlo e l'Italia, rientrata a casa quando la vita ha cominciato a dirle no. Questi mondiali a Mosca dovevano rappresentare il ritorno a un canto libero da tagliole e paure e la celebrazione di una festa di casa: ritrovato il feeling con il vecchio tecnico che l'ha costretta a chiedergli scusa pubblicamente, Isi è riuscita a esprimere il meglio di sé volando verso le stelle, scavalcando il suo cielo che poi non è altro che un'asticella posta oltre i quattro metri. Ieri l'ha passata al primo colpo a 4,89, dopo aver sbagliato il primo salto alla misura d'entrata dei 4,65 e aver recuperato la grandezza man mano che l'asticella saliva. Un colpo di reni per superare i 4,82, una rincorsa ed un salto da mandare alle cineteche ai 4,89 che l'hanno riconsacrata Zarina del mondo, mentre le altre, l'americana Jennifer Suhr e la Yarisley Silva, mollavano la sfida per ultime: incapaci di andare oltre i 4 e 82.
Poi Isi ci ha provato con i 5,07 del nuovo record del mondo: sono passati quattro anni dal 5,06 di Zurigo, a fine agosto del 2009. Forse troppi. Tre salti per provarci, per un obbligo di servizio al pubblico e al suo mondo. Un'emozione in più per lei e per loro: finita in nulla.
Un arrivederci, non un addio, aveva già raccontato Isi che, a 31 anni, ha deciso di metter famiglia. Lo ha annunciato sul giornale Sovietsk sport. Si prenderà una pausa: nozze a Mosca o Monaco. «Sono felice, perché sono innamorata», ha raccontato. «Il mio amore è condiviso dal mio fidanzato, di cui non voglio rivelare il nome». Poi l'altro sogno: diventare mamma. Ma questo non è un addio, ha precisato. «Vorrei riprovare le Olimpiadi a Rio». Irrefrenabile signora che ha vissuto tra meravigliosi alti (i due titoli olimpici e i numerosi record) e qualche momento di delusione. Ha smesso per un anno, poi ricominciato, ha visto la via del tramonto, eppure il 23 febbraio 2012 è tornata a battere il record del mondo indoor a Stoccolma: 5,01, un centimetro meglio del precedente. È rispuntata d'oro ai mondiali indoor di Istanbul in Turchia: con soli due salti. Poi il bronzo ai Giochi di Londra. Ed ora eccola di nuovo che ci fa ciao, con la sua spericolata felicità e un oro al collo.
Ieri finalmente lo stadio di Mosca pareva quello di un mondiale di atletica: ranghi completi in tribuna. Un altro miracolino della Isinbayeva. Soprattutto il segno di un personaggio per tutte le latitudini come solo Bolt. Ieri è crollata l'altra faccia dei Bolt dell'atletica: Kirani James, diciannovenne bronzo guerriero dei 400 metri, è affogato dopo l'ultima curva della sua gara inseguendo la corsa perfetta di La Shawn Merritt, quasi fosse un pulcino che ha scoperto il pane duro dopo aver vinto mondiale e olimpiadi. James ha bucato la gomma mentre Merritt ha corso nel miglior tempo al mondo della stagione (43”74) di un niente più alto del suo personale, che vale il quinto miglior tempo di sempre. E dietro si è affacciato l'altro americano Tony McQuay, filato lontano dallo spalla a spalla fra il dominicano Santos e il gemello belga Jonathan Borlèe, che si è visto scomparire da sotto gli occhi il bronzo.


Nella storia dei gran finali troverà posto anche lo scatto umiliante con il quale Mohammed Amman, il baby etiope che per due volte ha battuto Rudisha, è andato a prendersi il trono degli 800 metri del grande assente, infilando la volata che ha steso l'americano Nick Symmonds, l'atleta che stava per boicottare i Mondiali per protesta contro le leggi anti-gay varate in Russia. L'età di Amman dice che ha solo 19 anni, la faccia gliene darebbe molti di più.

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