Tokyo 2020

"Sport italiano da aiutare non bastano le medaglie"

Il presidente del comitato paralimpico non si accontenta: "Ok festeggiare, ma c'è tanto da fare"

"Sport italiano da aiutare non bastano le medaglie"

La vera sfida comincia ora. Il presidente del Comitato Paralimpico Italiano, Luca Pancalli, guarda a quanto è accaduto a Tokyo per fare il punto della situazione e dare seguito alla crescita del movimento. Sono state le Paralimpiadi dei primati per l'Italia: 14 ori, 29 argenti e 26 bronzi per un totale di 69 medaglie. Un computo complessivo secondo solo a Roma '60, quando però il livello di concorrenza era ben diverso da quello attuale.

Presidente Pancalli, che cosa si porta via da Tokyo?

«Grande soddisfazione. I risultati sono frutto del grande impegno: il nuoto è stato il riferimento, ma l'aspetto più importante è che siamo riusciti a diversificare. I podi, infatti, vengono da 11 discipline diverse».

Una Paralimpiade perfetta?

«No, perché alcune medaglie non sono arrivate dove pensavamo, ma ai Giochi è sempre un po' così».

Una delegazione giovane che guarda a Parigi con ambizione?

«Vero, una delegazione con più del 50% degli esordienti, molti di loro tra l'altro saliti sul podio. Non nego però la necessità di un ricambio perché alcune specialità sono giunte a fine ciclo e Parigi è tra tre anni e il tempo non è moltissimo».

Lei ha parlato di necessità di aumentare il numero dei praticanti. Se l'attenzione mediatica è la 70ª medaglia, il coinvolgimento crescente è la 71ª?

«Sicuramente, magari dando priorità più all'aspetto del coinvolgimento che a quello mediatico. Nel nostro Paese ci sono tre milioni di disabili ed escludendo gli anziani, abbiamo più di un milione di ragazzi da intercettare. Sappiamo perfettamente che i riflettori tra pochi giorni si spegneranno e noi dovremo lavorare proprio per accrescere il nostro bacino e far sì che i riscontri delle Paralimpiadi diano modo a chi vorrà di cimentarsi in questa attività».

A tal proposito, non teme che i tanti successi ottenuti abbiano dato un'immagine troppo positiva dell'Italia? Valentina Vezzali, ha parlato di un Paese di sportivi da divano.

«Un Paese che si dice civile non può solo festeggiare le medaglie ottenute. Le Paralimpiadi sono un'occasione da sfruttare per investire e dare aiuti concreti. Bisogna favorire la crescita e lo sviluppo di associazioni sportive e far sì che chi vuole davvero competere ad alto livello abbia le possibilità di farlo».

Una questione che riguarda anche la realtà internazionale vista l'assenza di alcuni Paesi rispetto ai Giochi Olimpici?

«È evidente che il discorso dell'inclusione vada esteso e ci siano delle difficoltà importanti soprattutto in Africa dove le primarie necessità non sono garantite. Non a caso uno degli obiettivi dell'International Paralympic Committee è proprio coinvolgere un numero crescente di Paesi e farsi portavoce di un messaggio di condivisione».

Ambra Sabatini, oro nei 100 e promessa dell'atletica prima dell'incidente da un lato e Manuel Bortuzzo, nuotatore di rilievo prima del brutto episodio di Roma, che parteciperà al GF dall'altro. Che cosa ne pensa?

«Credo dipenda dalla passione e dall'amore che si prova nel fare una determinata cosa. Per me è stato così, come anche per Ambra. Lei, guardando i successi di Martina Caironi, ha trovato dentro di sé la forza di continuare ad alimentare quello sentiva. Non è un discorso che vale per tutti».

Atleti azzurri paralimpici campioni, ma non eroi?

«La comunicazione è importante e io credo che la definizione di campioni sia conforme a un senso di dignità che ci meritiamo, piuttosto di quella degli eroi sfortunati. Si è atleti e il riconoscimento del movimento che rappresento passa anche da questo».

E sulla polemica dei premi e le differenze tra atleti olimpici e paralimpici?

«È una cosa che andrà valutata e si lavorerà per migliorare la situazione. È chiaro che bisogna tener conto del nostro contesto, delle risorse disponibili e anche del fatto che ci sono delle evidenti differenze sul programma olimpico e paralimpico. Nel nuoto ci sono diverse classi di disabilità per una singola distanza.

Tutto quindi va considerato».

Commenti