Pier Augusto Stagi
Anche il ciclismo finisce nel mirino degli hacker russi «Fancy bears»: tra i dati che sono stati sottratti dai database della Wada - per stessa ammissione dell'Agenzia Mondiale Antidoping - ci sono anche quelli di Chris Froome (tre Tour) e Bradley Wiggins (uno). In un comunicato pubblicato sul suo sito web, la Wada spiega che i dati hackerati riguardano atleti di otto paesi tra cui Stati Uniti, Germania, Polonia e Gran Bretagna. Secondo quanto riporta la BBC, Wiggins avrebbe ricevuto varie autorizzazioni tra il 2008 e il 2013 per l'utilizzo sistematico di sostanze proibite (in particolare il salbutamolo) che per lo più sarebbero state giustificate come cura dell'allergia al polline.
Allo stesso modo Froome avrebbe ricevuto autorizzazioni nel 2013 (Giro del Delfinato, vinto) e nel 2014 (Giro di Romandia, vinto) per assunzione di prednisolone, per curare problemi respiratori. Un portavoce del Team Sky ha commentato: «Le domande presentate dal Team Sky per Tue (Therapeutic use exemption) sono state tutte gestite e registrate, non c'è nulla di nascosto». E lo stesso Froome precisa: «In nove anni di carriera ho chiesto due volte un permesso ad uso terapeutico per problemi di asma, l'ultima volta fu nel 2014».
La notizia dell'hackeraggio di dati sensibili ripropone però in ogni caso un vecchio problema: troppi gli atleti malaticci, alla faccia di chi continua a sostenere che lo sport faccia bene.
È mai possibile che un atleta prima di presentare i propri documenti di riconoscimento, tiri fuori il certificato medico? Chris Froome, anche in questo, non è secondo a nessuno: fino a qualche anno fa combatteva nello stesso tempo almeno cinque malattie: dall'asma alla schistosomiasi, dal tifo alla blastocistosi. Insomma, anche in questo Froome è un autentico fuoriclasse.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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