«Fate una legge vera, che produca effetti, e non un'operazione di facciata: non avrebbe senso». Nelle ore decisive («in piena zona Cesarini») per il futuro degli impianti sportivi italiani, in particolari per gli stadi di calcio, il presidente della lega di serie A, Maurizio Beretta, sceglie la tattica del forcing sulla squadra dei politici.
«Il calcio italiano - dice - ha la necessità che la normativa sugli impianti trovi una approvazione in tempi certi e rapidi e quindi chiediamo sia inserita nella legge di stabilità. Naturalmente serve qualcosa che consenta e favorisca davvero la costruzione di nuovi impianti, piccoli e grandi, mentre sono inutili annunci. Quindi la legge deve consentire obiettivamente procedure rapide e tempi certi: servono compensazioni che garantiscano la sostenibilità economica prima dell'investimento e poi della gestione perché non dobbiamo dimenticare che in larga parte gli impianti sono un problema e un aggravio economico per i comuni. Ci vuole anche uno strumento che consenta alle società che detengono il titolo sportivo di avere una corsia preferenziale ossia una prelazione nella acquisizione degli impianti esistenti in cui giocano da decenni».
«Una legge che non avesse questi contenuti - prosegue Beretta - rischierebbe di essere un annuncio ma difficilmente consentirebbe di mettere in moto una stagione di investimenti che farebbe bene innanzitutto al calcio italiano consentendogli di recuperare il gap con il calcio inglese, tedesco e spagnolo dove gli stadi gestiti dalle società sono una realtà ormai da molti anni e, dall'altra consentirebbe un'offerta qualitativamente più adeguata, capace di attrarre fasce nuove di fruitori di questo sport. In queste ore - conclude il presidente della lega di serie A - attorno a questa vicenda si gioca una parte importante per il futuro del calcio italiano».
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