Ha vinto. Ha vinto a 41 anni ed è un messaggio grande, che va oltre lo sport, tocca la vita di tutti noi. Ha vinto rischiando di perdere. E questo, ora che è passata la paura, ora che Max Biaggi ha impennato e festeggiato e abbracciato e baciato e lui che mai si commuove si è commosso e l'occhio egizio è diventato lucido e più tenero del solito, perché Max la gente non lo sa, ma è persona tenera, ora che il rischio di perdere tutto è solo un incubo ricacciato lontano, ora tutto è più bello. Perché Max ha conquistato il secondo titolo Superbike in tre anni, il 6° in carriera con i 4 titoli 250 nel motomondiale, e l'ha fatto su moto italiana e l'ha fatto con tifosi doc come Jorge Lorenzo in piedi sul muretto a festeggiarlo. Soprattutto, l'ha fatto con uno staff tecnico rinnovato, con persone come il responsabile della sua Aprilia Rsv1000, Aligi Daganello, che più o meno un anno fa era in lacrime e incredulo davanti agli schermi del suo box Honda che mostravano impietosi il pilota a cui aveva preparato con cura la moto, il pilota che seguiva da anni, Marco Simoncelli, steso senza vita sull'asfalto traditore di Sepang.
Max Biaggi ha vinto per tutti loro, ha vinto per sé, ha vinto per «Eleonora e i miei figli e mio padre» dirà con gli occhi densi di quella felicità composta che in molti, in vent'anni, non hanno mai saputo interpretare scambiandola per freddezza o incapacità di essere veramente felice. Max ieri a Magny Cours, dopo aver rischiato di perdere tutto e invece avere ottenuto tutto, era l'uomo più felice di tutti. Perché aveva accanto Eleonora Pedron, ex Miss Italia, la compagna, la madre dei suoi figli, di Inès Angelica e Leon Alexandre. Donna portafortuna perché da quando è tornata a seguirlo nei box, il Corsaro romano ha invertito il corso di una stagione partita bene e che buttava male. «Neppure dopo la caduta in gara-1 ho pensato che non avrebbe vinto il titolo» dirà Eleonora con gli occhi lucidi come quelli del suo uomo.
Max Biaggi e l'Aprilia campioni del mondo. Una meravigliosa accoppiata italiana che nella prima manche, pista bagnata, era finita rovinosamente a terra all'improvviso, «e non capisco proprio che cosa sia successo, mi si è chiuso lo sterzo, ma non stavo forzando...» spiegherà Max. E allora ecco Sykes secondo e Melandri terzo in classifica mondiale finire in ugual posizione sul podio dietro a Guintoli e tornare a sperare nello sgambetto. Soprattutto l'inglese della Kawasaki, in formissima, a cui sarebbe bastata una vittoria con Biaggi sesto per essere campione. Ma niente da fare. Nella seconda manche Max chiuderà quinto di testa e di cuore e batticuore con il simpatico mascelluto d'Oltre Manica inutilmente vittorioso, ma secondo in classifica per mezzo punto. «Questo è il quarto mondiale su sei che vinco all'ultima gara, si vede che mi piacciono le sfide difficili» dirà il romano.
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