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Il successore di Todt e la patata bollente del caso Lewis

Parla Ben Sulayem, lo sceicco neo presidente Fia: "Studio il caso, se c'è da intervenire lo farò"

Il successore di Todt e la patata bollente del caso Lewis

Ha'll Con un prologo di 19 km su 843 di trasferimento da Gedda, sulle sponde del Mar Rosso, alle montagne di Ha'Il nel nord del Paese, è scattata l'edizione numero 44 del rally più leggendario e amato al mondo dove finire è già una vittoria. Per il terzo anno consecutivo in Arabia Saudita, la corsa è iniziata in grande stile con un numero record di veicoli al via: 409 mezzi in gara (144 moto, 20 quad, 87 macchine e 48 Side by Side, 56 camion) e 142 iscritti nella Dakar Classic riservata ai mezzi che hanno corso la Dakar fino all'anno 2000. Ad attendere gli oltre mille concorrenti sul podio di Ha'il il nuovo presidente della Fia Mohammed Ben Sulayem, alla sua prima apparizione su un evento motoristico dalla recente elezione dello scorso dicembre.

Sceicco, imprenditore, pilota di rally e ideatore e organizzatore del Rally Raid Abu Dhabi Desert Challenge, il nuovo presidente non si è lasciato sfuggire l'occasione per salutare i colleghi di tante avventure. «Ricordo la prima volta che ho incontrato Carlos Sainz negli Emirati. Mi chiedeva un consiglio su come surfare al meglio le dune. Ha imparato bene», sorride abbracciando lo spagnolo, «corre ancora, a dimostrazione che, a differenza di tante altre discipline, il rally raid non ha età».

Alla domanda se vorrebbe provare il gioiello della Casa dei quattro anelli, che vuole riscrivere la storia della Dakar con un mezzo ibrido, il presidente risponde: «Subito». La sua presenza suggella anche il nuovo accordo che vede Aso, gli organizzatori della corsa, per la prima volta promotori dell'intero Campionato Cross Country Rally. «Essere un pilota di rally ha modellato la mia vita. É più di una passione. Se sono qui oggi è anche grazie a questo capitolo della mia vita». Ma qual è la firma che lo sceicco vorrebbe apportare nel mondo dei rally raid? «Prima di tutto la diversity, intesa come offrire a tutti la possibilità di accedere al motorsport, e poi dobbiamo pensare agli amatori, a quello che loro vogliono veramente, perché sono l'anima di questo sport. Penso ad una categoria intermedia, anche a livello di veicoli. E poi il regolamento. Come pilota non lo capivo. Come organizzatore e in qualità di Presidente ho il dovere di far crescere questa disciplina».

L'accenno al regolamento porta inevitabilmente alla Formula uno, terminata ad Abu Dhabi tra enormi polemiche. «É mio dovere studiare attentamente quanto è successo nel round finale. Lo sport ha delle dinamiche e anche noi dobbiamo essere dinamici. Il motorsport si evolve così velocemente che dobbiamo essere attivi e pro-attivi. Ero ad Abu Dhabi. Senza pressione alcuna stiamo studiando tutti i dati. Se ci sono delle migliorie da fare, le faremo. L'ho detto sin dall'inizio. Il regolamento è fatto da esseri umani, quindi può essere corretto e migliorato. Poi ci sono le regole e devono essere rispettate». Come la mancata partecipazione di Lewis Hamilton alla conferenza stampa? «Da pilota lo posso capire, per il resto preferisco studiare tutti i dati». Circolano delle speculazioni secondo le quali il sette volte campione del mondo potrebbe decidere di non correre nel 2022. «L'ha detto lui? Non credo proprio. Gli ho mandato un messaggio. Lewis è un grande protagonista della Formula uno. Sono fiducioso e in generale mi aspetto molto dalla stagione 2022».

L'arrivo di Carlos Sainz sull'Audi RS Q e-tron, secondo ad un soffio dal vincitore del prologo, Nasser Al-Attyah su Toyota, porta il discorso sul futuro dei rally raid. «Sostenibilità è il futuro del Motorsport. Le corse elettriche sono ancora una grande sfida, come vediamo alla Dakar con Audi, ma sicuramente credo nell'ibrido e nelle benzine sostenibili.

Questo ad oggi, perché la tecnologia evolve velocemente».

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