C'è chi dichiara guerra allo spogliatoio e chi s'impegna nel volontariato: Milan-Napoli è diventato all'improvviso un derby polveriera, chi perde deve prepararsi ai danni provocati dall'esplosione. «No, è un top match» obietta Pioli che non si occupa dei tormenti altrui.
La famiglia De Laurentiis, da Los Angeles, spedisce messaggi bellicosi minacciando cause agli esponenti della rivolta dopo la sfida con il Salisburgo. Ancelotti, in versione pompiere, deve scovare qualche battuta delle sue per evitare che le ore del viaggio a Milano trascorse in un albergo a due passi da San Siro si trasformino in un tormento invece che nell'occasione per accumulare energie preziose. Allan, atteso al rientro e convocato, è di quelli che hanno rammendato il rapporto con Eduardo, il figlio del presidente, riconoscendo l'errore commesso e firmando le scuse che non sono così frequenti nell'ambiente.
Ivan Gazidis, ad in quota Elliott, Franco Baresi, storico capitano di un Milan ormai tramontato e Fabio Guadagnini, capo della comunicazione, invece, hanno atteso il Napoli trascorrendo qualche ora all'opera San Francesco cucinando per gli ospiti. Più che di volontariato, il club ha bisogno di uno scatto in avanti in classifica superando un rivale indigesto negli ultimi tempi. Ultimo successo in campionato lontano cinque anni, nel 2014 con gol di Menez e Bonaventura, uno che torna sul prato verde di San Siro per la squalifica di Calhanoglu (l'altro squalificato, Bennacer, è rimpiazzato da Biglia). Perciò fa quasi tenerezza l'apparizione sui social di Yonghong Li dalla Cina che nega d'aver avuto il passaporto sequestrato, smentisce Fassone e Mirabelli sulla fascia di capitano tolta a Montolivo e si dice pronto «a dare una mano» al club in difficoltà. Verrebbe da dirgli: grazie, lasci stare, ha già dato.
«Dobbiamo ripartire dalla prestazione con la Juve, abbiamo certi valori, per i tifosi che continuano a seguirci dobbiamo dare il 200%» predica Stefano Pioli soddisfatto della sua iniziativa poi realizzata, tappezzare le pareti di Milanello con la classifica di serie A che è tutta una depressione. «Ho colto segnali positivi» la sua impressione che deve però essere irrobustita adesso oltre che da qualche perfomance anche da un risultato positivo visto che la striscia di Pioli (5 partite, la miseria di 4 punti raccolti, 3 sconfitte con Roma, Lazio e Juve) è sconfortante.
La sosta, in casa Milan, di sicuro produce qualche chiarimento positivo. Innanzitutto sul sistema di gioco: confermato il 4-3-3. Il secondo riguarda Kessie, escluso dalle convocazioni con la Juve per un comportamento definito non idoneo. «Abbiamo bisogno di tutti» spiega il tecnico orientato a confermare il bosniaco Krunic in partenza. Il difetto più evidente emerso anche a Torino è quello di non riuscire ad «avvertire prima il pericolo» che significa lavorare sull'azione del gol di Dybala addebitato a Romagnoli invece che a tutto il gruppo. «Abbiamo lavorato su questi dettagli» la sicurezza di Pioli.
Nessun accenno a Ibra. Ci pensa Galliani: «Il suo ritorno sarebbe romantico. È come CR7». E intanto per Daniel Maldini, 18enne figlio di Paolo e fresco di rinnovo del contratto fino al 2024, è arrivata la prima convocazione in serie A.
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