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Super G, ecco perché è stato un disastro. Brignone e Curtoni tradite dalla... facilità

Senza la parte alta tecnica, bensì un lungo piano, premiata la scorrevolezza. Ma la pista era davvero troppo semplice. Oro alla Gut

Super G, ecco perché è stato un disastro. Brignone e Curtoni tradite dalla... facilità

Delusione, disfatta, fallimento Finisce sempre così quando uno si conquista il ruolo di favorito con i risultati (non per grazia ricevuta!) e poi non raggiunge quello che tutti (lui per primo) si aspettano. Come minimo il podio, visto che siamo all'Olimpiade. Il superG femminile di Yanqing sulla carta doveva essere la gara più sicura per lo sci italiano, con tre atlete da podio, diventate due dopo la saggia rinuncia di Sofia Goggia, che dovremmo vedere in discesa nei prossimi giorni (anzi notti). Federica Brignone ed Elena Curtoni sono arrivate in Cina da numero 1 e 2 della stagione, un bel peso, ma soprattutto una bella carica. Archiviate le gare veloci maschili con l'impressione che la pista potesse adattarsi alle loro qualità tecniche, la brutta sorpresa è stata, alla vigilia, scoprire che il superG femminile sarebbe stato fatto partire molto, ma molto più in basso di quello degli uomini, con eliminazione di un muro di lancio e in pratica l'80% del tracciato in piano. Non ci si inventa scorrevoli in una notte. Vero verissimo che un campione deve essere bravo in ogni condizione, vero anche però che non si era mai vista una pista (olimpica per di più) con un tale disequilibrio fra parti tecniche e parti facili, per non dire banali: da lì sarebbero scesi bambini della categoria baby sprint, 8 e 9 anni.

E quindi ecco la disfatta, con il settimo posto di Fede e il decimo di Elena, deluse, tristi, ma anche rassegnate, perché, come ha detto Federica, «se tornassi su e rifacessi questa gara venti volte, non credo riuscirei a migliorare di molto il mio tempo». Alla fine risultato di 66/100 superiore a quello di Lara Gut-Behrami, la svizzera che ha per fortuna salvato la reputazione del superG più noioso e insulso visto da anni, prendendosi l'unico titolo che mancava alla sua favolosa carriera. Sul podio sono salite con lei l'austriaca Puchner, numero 1 in scorrevolezza che non per niente ha recuperato sette posizioni nel tratto finale in piano (quello dove Federica ne ha perse invece quattro), e Michelle Gisin, la super polivalente svizzera che in qualche modo ci dà il là per parlare della prossima gara del programma di sci alpino, il gigante maschile. Già, perché la speranza azzurra si chiama Luca De Aliprandini, che di Michelle è da anni il fidanzato. Luca non ha potuto preparare questa gara come avrebbe voluto, perché l'8 gennaio ad Adelboden è caduto malamente infortunandosi a un piede. Ha rimesso gli sci solo ai primi del mese, ma sta bene ed è fiducioso. Dopo l'argento mondiale di un anno fa, può puntare a un'altra medaglia. 31 anni, alla terza partecipazione olimpica, Luca vorrebbe riscattare la caduta di quattro anni fa in Corea, dove fino a poche porte dal traguardo della prima manche era secondo solo a Hirscher, poi campione olimpico.

Chi sarà il successore dell'austriaco? Odermatt e Pinturault si candidano: delusissimi delle gare fatte fin qui, è l'ora del riscatto anche per loro, anzi per l'oro che manca e meritano entrambi. MRQ

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