SuperDino e SuperGigi: nel nome della Juve due modi di essere Italia

C'è un sottile filo che lega Dino Zoff, classe 1942, a Gianluigi Buffon, classe 1978, ovvero lui appena nato e quell'altro in porta per l'Italia al mondiale di Argentina. Anche allora si parlava di blocco Juve in nazionale, come fosse oggi. Dici Buffon e pensi a Zoff, due modi di essere Italia, due capitani, il bello di essere Super. E quel qualcosa che li lega non è solo il ruolo. Nemmeno la necessità di glorificare e rivisitare una carriera: si è fatto tante volte per SuperDino, stasera tocca a SuperGigi. Che volere di più? Giocherà nel suo stadio la partita che vale il guinness di presenze e magari un altro mondiale da disputare. Zoff ne ha giocati quattro, Buffon si avvia al quinto.
Il tempo lavora per questo D'Artagnan del pallone moderno. Torino, eppoi Juve, eppoi Italia, eppoi la fascia di capitano, Zoff e Buffon ci fanno ripercorrere una storia d'Italia. Si, certo, l'Italia del pallone e l'Italia delle trasformazioni, vista attraverso due personaggi così diversi nel modo di essere ed anche nel modo di parare, ma legati dal destino comune. Zoff interpretava la parte del saggio come oggi Buffon parla e mostra personalità e leaderismo azzurro. Zoff si imponeva nei suoi silenzi, che poi non erano tali con gli amici. Buffon è guascone, parla diretto ora che il tempo gli ha temprato gli eccessi. Zoff dava la mano all'avversario con sguardo severo. Buffon ti dà una pacca sulla spalla e non ti nega mai un guizzo di sorriso. Zoff era l'uomo immagine di una certa Italia, Buffon regala un'immagine positiva di questa Italia. Zoff giocava a carte con Pertini e Bearzot. Buffon gioca a tutti i giochi, d'azzardo e non.
Evoluzione dei tempi, delle teste e dei giovani. Allora scrivevi le lettere, oggi scrivi le email. Allora parlavi a giornali e tv, oggi sei tu che gestisci twitter e facebook. Zoff era la tv di Stato, Buffon è la libertà del tweet.
Zoff era la fotografia di un'Italia resistente, consistente, chiusa nelle antiche abitudini, nell'umore un po' contadino, non sguaiata. Buffon interpreta il giovanilismo arrembante di questa stagione, ogni tanto ci infila la battuta che vale una stecca, ma è il giovane-vecchio tra l'Italia dei giovani, è il fratellone che ti parla con maturità quando l'occasione lo impone, parla per tutti davanti al Papa o al presidente della Repubblica, ma poi torna in jeans e dice: avanti ragazzi. Zoff, al massimo, avrebbe detto: avanti Savoia!.
Zoff era lo stile Juve, Buffon è lo stile Giuve. Che sta per gioventù e giochiamo, godiamocela e viviamo in questo mondo pieno di voglie e contraddizioni. Ma, ti dice con lo sguardo, noi siamo i giovani, fidatevi! Ci siamo fidati tanto delle sue parate e non possiamo lamentarcene. Pure lui, come SuperDino, ha subito le pause di riflessione, i dubbi della solitudine del portiere. Zoff ci vedeva poco, dicevano quando prendeva i gol da lontano. Buffon non tornerà più lui, sussurravano quando il mal di schiena lo costringeva a brutte figure. Ascoltavi Zoff e ti metteva tranquillo. Ascolti Buffon e pensi: finalmente un giocatore che parla con testa e cuore.
Il cuore non sta solo dalla parte del portafoglio. Contano anche piccole conquiste: Zoff capitano della nazionale in 59 partite, Buffon è arrivato a 39. Zoff con la maglia azzurra per 15 anni 1 mese e 9 giorni. Buffon è già più avanti: oggi sono 15 anni 10 mesi e 8 giorni. Buffon ha vinto un mondiale e perso un europeo, Zoff li ha vinti entrambi. Zoff ha conquistato sei scudetti a Torino in quello stadio dove ora è padrone il Toro granata.

Anche Buffon ne ha conquistati sei, ma solo quattro riconosciuti: gli ultimi due in questo stadio che rappresenta il nuovo modello di un'Italia del pallone e stasera celebrerà la sua partita azzurra numero 136, il sorpasso a capitan Cannavaro. Buffon e lo Juventus stadium: ovvero l'Italia che avanza, innova e rinnova. Molto più affascinante dell'Italia che invecchia, meno nostalgica dell'Italia che fu.

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